L’evoluzione del mercato degli integratori contenenti piante ha indotto nei giorni scorsi il ministero della Salute a emanare una circolare che richiama alcuni principi rivolti a tutti gli attori coinvolti nelle diverse fasi che portano alla commercializzazione del prodotto “per perseguire l’obiettivo di tutela della salute”.

La nutraceutica, come scienza riconosciuta con questo nome, viene definita 30 anni fa e descritta come “scienza che studia le proprietà salutistiche delle sostanze presenti negli alimenti”. Da allora, è diventato comune riferirsi a sostanze e prodotti con il termine “nutraceutici”, termine che, spesso, viene utilizzato per differenziare un certo tipo di prodotti e formulazioni, sottintendendo, forse, un effetto salutistico “maggiore” o “migliore”.

L’utilizzo di integratori alimentari in età pediatrica è un fenomeno in forte crescita nel nostro Paese, al punto che un gruppo di ricerca coordinato da Maria Daglia, docente di Chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, ha deciso di prendere in esame i dati oggi disponibili su efficacia e sicurezza riportandoli in una review pubblicata di recente su Nutrients.

Risale al 2010 la data in cui la Commissione europea ha bloccato l’iter di valutazione da parte di Efsa (European food safety authority) dei claims degli integratori a base vegetale (botanicals). Le proteste arrivarono dalle associazioni dei produttori, tra cui Federsalus ed Ehpm (European federation of associations of health products manufacturers), che segnalavano criteri non appropriati nella presa in esame delle sostanze. Il risultato, però, è che, a distanza di 11 anni, la situazione regolatoria è ancora sospesa, creando incertezze al mondo produttivo, normative difformi nei diversi Paesi Ue e, di conseguenza, mercati eterogenei per i consumatori europei.

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