Carne processata ad alto rischio cardiovascolare. Conferme da mega-studio internazionale

07 Aprile 2021

Non tutta la carne mette a rischio la salute cardiovascolare. Il pericolo arriva da quella processata, mentre non vi sono indicazioni sufficienti per incolpare quella rossa non lavorata e la carne bianca. Questi i risultati del più ampio mai condotto su un campione rappresentativo di Paesi a basso, medio e alto reddito, pubblicato nei giorni scorsi sull’American journal of clinical nutrition.

Da tempo è in corso un confronto serrato all’interno della comunità scientifica sul rischio cardiovascolare legato al consumo di carne rossa. Gli Autori sottolineano che le stesse linee guida internazionali ne raccomandano un consumo limitato, basandosi però su dati di studi condotti prevalentemente su una popolazione nord-americana o europea.

L’analisi ora pubblicata, secondo gli Autori, colma questa lacuna, raccogliendo dati da 21 Paesi di cinque diversi continenti, con livelli di sviluppo socio-economico diversi tra loro.

I ricercatori hanno attinto ai dati dello studio Pure (Prospective urban rural epidemiology study), avviato nel 2003 da Salim Yusuf, direttore del Population health research institute di Hamilton, nell’Ontario. Tramite questionari, sono state valutate le abitudini alimentari di 134.297 persone correlandole alla comparsa di morte o eventi cardiovascolari.

Dopo circa 10 anni di follow-up, è emerso che il consumo di 150 gr o più di carne lavorata alla settimana era associato a un aumento del 46% del rischio di malattie cardiovascolari e del 51% di morte rispetto chi non mangiava carne. Di contro, nessuna correlazione si è evidenziata con il consumo di carne rossa non trasformata o carne bianca.

"La nostra è la prima analisi internazionale che fornisce informazioni sull'associazione tra consumo di carne non lavorata e lavorata e rischio cardiovascolare in paesi a basso e medio reddito”, dice Mahshid Dehghan ricercatore presso il Population health research institute e tra gli autori dello studio. “Tra i valori aggiunti, perciò, sicuramente il fatto che prende in esame popolazioni con abitudini alimentari molto diverse tra di loro".

Così Romaina Iqbal, prima firma dello studio: “Le prove di un'associazione tra consumo di carne e malattie cardiovascolari non sono coerenti. Da qui la necessità di comprendere meglio la relazione intercorrente. La mole dei dati disponibili grazie al nostro studio suggerisce che è improbabile che il consumo di una modesta quantità di carne non trasformata sia dannoso".

Gli autori concludono sottolineando la necessità di ulteriori ricerche in quest’ambito. Per esempio, sottolineano, non è chiaro, tra chi consumava poca carne, a quali alternative ricorresse e se la qualità di queste differisse da paese a paese. Le raccomandazioni finali, comunque, sono quelle di limitare il consumo di carne trasformata.

Nicola Miglino

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