Demenza, Neurology: nuovi dati su azione protettiva degli antiossidanti

18 Maggio 2022

Livelli elevati di carotenoidi nel sangue potrebbero essere un segnale predittivo di protezione da deterioramento cognitivo e demenza. Questo quanto emerge da una ricerca promossa dal National institute on aging americano, afferente ai National institutes of health, pubblicata di recente su Neurology.

Gli Autori hanno analizzato i dati di 7.283 partecipanti al Third national health and nutrition examination survey (Nhanes III), seguito per una media di 16-17 anni da quando ne avevano 45. Obiettivo dello studio era verificare la relazione tra contenuto sierico di vitamine A, C ed E, carotenoidi totali e dosati singolarmente, e insorgenza di malattia di Alzheimer o demenza per tutte le cause.

I risultati evidenziano benefici significativi per i carotenoidi luteina + zeaxantina e beta-criptoxantina.

Nel primo caso, per ogni aumento di deviazione standard (Sd), pari a circa 15,4 µmol/litro, si associava a una diminuzione del 7% del rischio di demenza negli ultra 65enni. Nel secondo, il risultato è stato ancora più marcato: ogni aumento della Sd (circa 8,6 µmol/litro) era associato a una riduzione del 14% del rischio di demenza nelle persone di età pari o superiore ai 45 anni.

Nessuna correlazione, invece, per licopene, alfa-carotene, beta-carotene o vitamine A, C o E. Interessante l’interazione antagonistica emersa tra vitamina A e alfa-carotene, vitamina A e beta-carotene, vitamina E e licopene e licopene e beta-carotene, interpretata dagli Autori come una sorte di azione compensatoria: gli effetti protettivi di un antiossidante agiscono in caso di carenza dell'altro.

“Gli antiossidanti possono aiutare a proteggere il cervello dallo stress ossidativo che, a sua volta, può causare danni cellulari”, dice Luigi Ferrucci, direttore del National institute on aging. “Questa analisi di tipo osservazionale segnala che luteina + zeaxantina e beta-criptoxantina potrebbero giocare un ruolo chiave nella protezione cerebrale. Sono però necessari studi randomizzati e controllati per dimostrare un rapporto causa-effetto, così come per valutare le dosi giornaliere di antiossidanti eventualmente da raccomandare, con dieta e/o integrazione, per promuovere un invecchiamento neurologico in salute del cervello. La forza dello studio sta nel fatto i valori dei nutrienti sono stati stabiliti da esami del sangue e non da dichiarazioni spontanee sulle abitudini alimentari”.

Così commentano in un editoriale di accompagnamento Babak Hooshmand e Miia Kivipelto, del Karolinska Institute di Stoccolma: “La dieta da sempre è ritenuta una risorsa per la riduzione del rischio di demenza, ma finora gli studi osservazionali hanno dato prove contrastanti. Questa ricerca, invece, ci consente di fare un importante passo avanti. I risultati ci aprono a nuove sfide, in quanto fanno emergere in modo evidente l’ipotesi che l'inibizione del danno ossidativo possa avere effetti benefici sulla prevenzione della demenza. Finora, gli studi clinici sull'integrazione di antiossidanti sono stati piuttosto deludenti, fino a una recente review Cochrane che non ha riscontrato prove a sostegno dell’uso di integratori per preservare la funzione cognitiva o prevenire la demenza. Dobbiamo continuare su questa strada, alla ricerca di prove su come gli antiossidanti siano in grado di contrastare l’insorgenza di demenza, perché la sensazione è che lo facciano più di quanto non si possa immaginare”.

Nicola Miglino

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