Succo di limone contro i calcoli renali: studio dell’Istituto Mario Negri

13 Luglio 2022

L’assunzione regolare di succo di limone aiuta a prevenire la formazione di calcoli, anche se il trattamento rischia di determinare disturbi gastrici che limitano la compliance dei pazienti. Queste le conclusioni cui sono giunti i ricercatori del dipartimento di Medicina renale dell’Istituto Mario Negri dopo aver condotto uno studio su 203 pazienti con calcolosi ricorrente in cui sono stati valutati gli effetti dell’assunzione di 60 mL di succo di limone fresco due volte al giorno in aggiunta alla dieta povera di proteine animali e di sale che viene raccomandata alle persone affette da calcolosi. Il gruppo di controllo assumeva la stessa dieta ma senza la supplementazione di succo di limone.

Lo studio, da poco pubblicato su eClinicalMedicine del gruppo The Lancet, ha coinvolto pazienti che avevano sofferto di nefrolitiasi di calcio-ossalato e che si erano rivolti per le cure all'Unità di Nefrologia dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra il 2009 e il 2017.

Le analisi a due anni di follow-up hanno evidenziato che l’integrazione con succo di limone fresco in una dieta standard, a ridotto contenuto di proteine animali e di sale, ha un effetto protettivo verso la formazione di nuovi calcoli renali in pazienti che ne hanno già sofferto, riducendo il rischio del 38% rispetto al gruppo di controllo. Un rischio, nei primi sei mesi, ridotto addirittura del 57%.

Come spiega Maria Rosa Caruso, nefrologa del Papa Giovanni ed esperta di calcolosi renale, “questo effetto sembrava favorito da una riduzione dell’escrezione urinaria di sodio, effetto che riduceva la concentrazione di sali nelle urine riducendone la precipitazione e prevenendo, quindi, da un lato la formazione di nuovi calcoli e dall'altro favorendo la dissoluzione e l’espulsione di quelli già esistenti. Purtroppo, però, alcuni pazienti hanno sofferto di disturbi gastrici, provocati dalla protratta assunzione di succo di limone”.

Probabilmente, questo è stato un motivo che ha portato quasi un paziente su due, alla fine dei 24 mesi, a ridurre o sospendere l’assunzione di succo di limone e di conseguenza a ridurne l’efficacia a lungo termine.

La calcolosi renale, detta in gergo tecnico nefrolitiasi, interessa quasi il 10% della popolazione italiana. Purtroppo, l’incidenza negli ultimi dieci anni è in crescita, forse a causa del maggior consumo con la dieta di proteine animali e di sale. La profilassi suggerisce l’assunzione di una adeguata quantità di acqua: avere un’idratazione giornaliera pari o superiore ai 2 litri limita le recidive, che sono frequenti per questo tipo di patologia. Altro consiglio, secondo gli esperti del Mario Negri, “ridurre sensibilmente il consumo di sale e di proteine animali, come carne, pesce e uova. Contrariamente a quello che si pensava fino a qualche anno fa, la dieta deve essere a normale contenuto di calcio. Cioè, non bisogna bandire alimenti come latte e yogurt. La carenza di calcio può creare problemi alle ossa, soprattutto se il paziente tende a perdere molto calcio nelle urine. Questo spiega perché, in certi pazienti, calcoli e osteoporosi possono coesistere”.

Tra gli interventi farmacologici per prevenire le recidive, vi è la terapia a base di citrato di potassio. “Il citrato contenuto nel farmaco, venendo eliminato nelle urine, impedisce che i cristalli di ossalato di calcio precipitino, formando poi i calcoli”, spiega Piero Ruggenenti, responsabile del dipartimento di Medicina renale e direttore dell’Unità di Nefrologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. “Purtroppo, però, il citrato di potassio presenta diversi effetti collaterali, che spingono, col passare del tempo, i pazienti ad abbandonare la cura, esponendosi al rischio che si ripresentino nuovi calcoli. Da qui, l’idea dei ricercatori di testare l’efficacia di una fonte naturale di citrato: il succo di limone.

Nicola Miglino

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