Il futuro della nutraceutica? Cicero (Sinut): scienza e competenze qualificate

21 Settembre 2022

L’Italia vanta il più grande mercato degli integratori alimentari in Europa, oltre un quarto del suo totale, con attese di sfiorare i 5 miliardi di vendite nel 2025 e le prospettive di crescita mondiale sono molto favorevoli: quasi l’8% di crescita media annua, per un mercato globale vicino ai 240 miliardi dollari nel 2027. Questi i dati ribaditi di recente da Integratori & Salute, l’associazione nazionale che rappresenta il comparto degli integratori alimentari. Molti, però, si interrogano sulle reali evidenze scientifiche che giustificano un tale consumo, come sottolineato nel corso del XII congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) tenutosi nei giorni scorsi a Bologna.

“La nutraceutica è una scienza in rapida evoluzione”, sottolinea Arrigo Cicero, presidente Sinut.  “Le evidenze scientifiche sui meccanismi farmacologici siti alla base dell’effetto dei nutraceutici aumentano rapidamente e in modo esponenziale. Meno rapida è la conferma clinica dell’efficacia e ancora meno incisivo l’aumento delle conoscenze di farmacocinetica e di sicurezza sul lungo termine. Tuttavia, pur non potendo vantare formalmente l’efficacia dei nutraceutici più evidence-based, oggi abbiamo a disposizione prove di efficacia per la gestione di condizioni cliniche gravi ove la farmacoterapia convenzionale non arriva o non è adeguatamente tollerata. Penso, per esempio, al sostegno alla funzione cardiaca on top a terapia ottimale, piuttosto che in caso di declino cognitivo iniziale, neuropatie periferiche, prevenzione della preeclampsia o tamponamento degli effetti collaterali di farmacoterapie importanti. A fronte di questo, almeno il 50% del mercato dei nutraceutici si basa su prodotti aspecifici, spesso sottodosati, finalizzati a condizioni aspecifiche o, talora, gestibili con ottimi farmaci low-cost e ampiamente studiati per efficacia e sicurezza”.

Su questo fronte, diventa determinante l’aiuto del professionista sanitario adeguatamente formato, in grado di fornire i migliori consigli al consumatore finale: “L’aumento delle competenze del personale sanitario coinvolto nel suggerimento dei nutraceutici può aiutare il consumatore/paziente a finalizzare l’investimento che fa verso una scelta di prodotti formulati in modo razionale, adeguatamente dosati, da assumersi per un tempo adeguato, per evitare appunto che sprechi risorse e concentrazione su prodotti inutili o assunti a dosi e per tempi incompatibili con l’effetto desiderato”, prosegue Cicero. “In questo contesto il personale sanitario deve essere sempre più edotto sugli avanzamenti scientifici riguardanti la nutraceutica, ma anche a non essere traviato dalla lettura di studi parascientifici, dove tutto sembra molto efficace e sicuro, a discapito della plausibilità biologica del risultato e/o della reale fattibilità dello studio proposto”.

E l’industria? “Gioca un ruolo fondamentale nel perseguire il risultato etico di promuovere la commercializzazione di prodotti realmente utili, testati in modo corretto e credibile, e col supporto di una informazione medico-scientifica di alto livello”, prosegue Cicero, così concludendo: “I limiti legislativi imposti alla nutraceutica impediscono spesso di impiegare dosaggi efficaci e che l’avanzamento delle conoscenze scientifiche possa essere divulgato ai professionisti sanitari. A oggi, la maggior parte dei prodotti nutraceutici venduti è aspecifica e/o sottodosata, mentre le prove scientifiche mostrano evidenze di efficacia di monocomponenti o oligocomponenti a dose piena su outcome di salute specifici e forti. Uno dei compiti degli esperti in nutraceutica è quello di colmare questi gap burocratici ed educazionali”.

Nicola Miglino

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