Insetti come cibo: studio italiano svela proprietà antiossidanti

17 Luglio 2019

Grilli, cicale, ragni, cavallette, scorpioni. Un tempo nessuno avrebbe immaginato che potessero finire sulle nostre tavole. Eppure la moda ha preso piede anche in Europa e sono ormai diversi i prodotti disponibili acquistabili anche in rete.

Al di là di aspetti culturali e gastronomici, l’attenzione dei ricercatori va sempre più concentrandosi sulle proprietà nutrizionali dei cibi a base di insetti. Su queste basi, un gruppo di ricercatori italiani, guidato da Mauro Serafini, della facoltà di Bioscienze e tecnologie agro-alimentari e ambientali dell’Università di Teramo, è andato a misurare l’attività anti-ossidante in vitro di estratti, idro e liposolubili, ottenuti da 14 prodotti in commercio, 12 con insetti e due con invertebrati. I risultati sono stati pubblicati su Frontiers in nutrition.

Dopo aver eliminato parti non commestibili come ali e pungiglioni, gli insetti sono stati macinati e da ciascuna specie sono state estratte la parte grassa e quella idrosoluble. Di ciascuna è stata valutata la capacità antiossidante misurando in vitro due parametri: Teac (Radical scavenging activity) e Frap (Ferric reducing antioxidant power). Il confronto è stato fatto con spremuta d’arancia e olio d’oliva.

Estratti idrosolubili di cavallette, bachi da seta e grilli hanno mostrato i più alti valori di capacità antiossidante, cinque volte maggiori della spremuta d’arancia, mentre cicala gigante, cimici d’acqua giganti, tarantole nere e scorpioni neri hanno mostrato valori trascurabili.

Due gli aspetti sottolineati dagli autori. Il primo, che una diluizione dell’estratto secco, che ovviamente ne renderebbe più facile l’assunzione, ne ridurrebbe la capacità antiossidante lasciandola comunque a valori del 75 per cento superiori a quella della spremuta d’arancia. Il secondo, che le specie di insetti con dieta vegetariana, come appunto grilli o cavallette, presentano una capacità antiossidante marcatamente più alta.

Per quanto riguarda i grassi, bachi da seta e cicale hanno mostrato due volte l'attività antiossidante dell'olio d'oliva, mentre tarantola, formica nere e le larve del punteruolo rosso della palma sono collocate in fondo alla classifica.

Sia per quanto riguarda la parte idrosolubile che quella liposolubile, un’analisi del contenuto in polifenoli in tutte le specie esaminate non ha evidenziato differenze significative, portando gli autori a interpretare gli effetti antiossidanti come legati ad altre sostanze non meglio identificate.

Così concludono i ricercatori: “Insetti commestibili e invertebrati rappresentano una potenziale fonte di ingredienti redox inesplorati a basso impatto ecologico, con un'efficacia antiossidante legata alla loro tassonomia e al loro tipo di dieta. Sono necessarie ulteriori prove per capire se consumare questo tipo di cibo possa rappresentare un aiuto nel modulare lo stress ossidativo nell’uomo e identificare i componenti bioattivi di tale attività”.

 

 

 

 

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