Bevande zuccherate, crescono evidenze su effetti cancerogeni

24 Luglio 2019

Se le conseguenze negative sul sistema metabolico sono note, poco si conosceva del rischio correlato al cancro del consumo di bevande zuccherate. A fare luce ci ha pensato uno studio francese pubblicato sul British medical journal che ha preso in esame dati su un campione di circa 100 mila francesi di età media di 42 anni (21% uomini, 79% donne) all’interno del database NutriNet-Santé

Il consumo di bevande zuccherate, comprendenti succhi di frutta 100%, e dolcificate artificialmente è stato valutato mediante questionario ponendolo in correlazione, per un follow up medio di cinque anni, con la comparsa di cancro. A fine studio, i risultati hanno evidenziato come per ogni 100 ml consumati al giorno di bevande zuccherate il rischio di sviluppare tumore aumenti del 18%, addirittura del 22% in caso di cancro alla mammella. Nessun pericolo, invece, per ciò che concerne tumore della prostata e del colon-retto. Per i succhi di frutta 100% il rischio aumenta del 12% mentre nessuna correlazione si evidenzia per le bevande con dolcificanti artificiali.

“Il legame tra consumo di bevande zuccherate e rischio cancro può in parte essere spiegato dal ruolo giocato nel determinare sovrappeso e obesità, a loro volta correlate a diversi tipi di tumore”, spiegano gli autori. “Dalle nostre correlazioni, però, emerge anche un ruolo nel promuovere il deposito di grasso viscerale, di per sé fattore di rischio indipendente dall’aumento di peso. In aggiunta, tali bevande hanno elevati indice e carico glicemico, entrambi associati a infiammazione sistemica e rischio tumorale, in particolare mammario. Lo zucchero, dunque, è sicuramente il diretto responsabile anche se altri composti chimici possono avere un ruolo come per esempio l’additivo 4-metilimidazolo, il cosiddetto caramello artificiale presente in alcune bibite, o pesticidi presenti nei succhi di frutta.

Sull’assenza di evidenze per quanto riguarda le bevande con dolcificanti artificiali invitiamo alla cautela, giacché il campione coinvolto ne consumava quantità limitate. In letteratura il tema è dibattuto e riteniamo necessari studi di valutazione accurati sui singoli dolcificanti, dall’aspartame al sucralosio all’acesulfame K. Tra i punti di forza del nostro studio, sicuramente il campione elevato e i dati molto dettagliati sul consumo di bevande. Tra i limiti, essendo una coorte reclutata su base volontaria, non è da considerarsi rappresentativa della popolazione generale, tant’è che la maggior parte erano donne di elevato livello culturale e professionale, sicuramente la fascia di popolazione che consuma meno bevande zuccherate. Da qui, il motivo di un’incidenza di tumore nel campione inferiore a quella presente nelle stime nazionali. Infine, si tratta di uno studio osservazionale dal quale non si può derivare alcuna conclusione di rapporto diretto causa-effetto. Certo è che se questi risultati verranno replicati in ulteriori studi prospettici su larga scala e supportati da dati sperimentali su meccanismi di causa-effetto, queste bevande si confermerebbero un fattore di rischio modificabile per la prevenzione del cancro, oltre che per le malattie cardiometaboliche”.

 

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