La combinazione probiotici/Vitamina D si candida a strategia efficace nel migliorare la funzione cognitiva in soggetti con schizofrenia. Questo quanto sostenuto dai risultati di uno studio clinico pubblicati su Neuropsychopharmacology reports, nel quale 70 adulti affetti da schizofrenia sono stati randomizzati a ricevere, una volta al giorno per 12 settimane, un placebo o integratore probiotico/Vitamina D (Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus paracasei, Bifidobacterium longum, Bacillus coagulans - 2 × 10- Cfu) e 400 Ui di vitamina D).

Una recente review pubblicata su Nutrients ha voluto fare il punto sulle attuali conoscenze dei meccanismi fisiopatologici alla base della fatigue e sulle modalità in cui la vitamina D è implicata in questi processi. A parlarcene, Gianni Sagratini, direttore della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute presso l’Università di Camerino (Mc), tra gli Autori del lavoro.

L’integrazione post-menopausa a lungo termine con calcio e vitamina D si correla a una riduzione della mortalità per cancro e a un aumento di quella per malattie cardiovascolari, senza alcun effetto, invece, sulla mortalità per tutte le altre cause. Questi i risultati dell’analisi a 20 anni del Women’s Health Initiative CaD trial, che per 7 anni aveva monitorato l’effetto di calcio (1.000 mg/die) e vitamina D (400 UI/Die) sulla salute femminile in donne in menopausa.

Esistono molti studi osservazionali trasversali che hanno esaminato l’associazione tra vitamina D e diabete di tipo 2, la maggior parte dei quali ha riportato correlazione inversa tra concentrazione di 25OHD e malattia. Uno dei più grandi studi di questo tipo è il National health and nutrition examination survey negli Stati Uniti, che ha riportato un’associazione inversa tra la concentrazione di 25OHD e prevalenza di diabete negli individui bianchi non ispanici e messicano-americani, ma non negli afro-americani.

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