Sdijuno, a tavola l’elisir di lunga vita dei centenari abruzzesi

15 Luglio 2020

Sdijuno, ovvero “stappa digiuno”. Una pratica consolidata nella tradizione popolare che potrebbe rivelarsi il segreto della longevità dei centenari in alcune aree interne dell’Abruzzo. A studiarla l’università di Teramo con il progetto CenTEnari che si propone di indagare le caratteristiche metaboliche, immunitarie e genetiche, nonché le abitudini alimentari e la valenza funzionale delle ricette tradizionali dei nonagenari e centenari abruzzesi con l’obiettivo di “sviluppare linee guida finalizzate alla longevità della popolazione e del pianeta”. A guidare il gruppo di ricerca, Mauro Serafini, ordinario di Alimentazione e Nutrizione umana all’Università di Teramo.

“Parlando con i miei studenti mi sono reso conto di come ciascuno di loro avesse un parente intorno ai 100 anni di età”, dice Serafini. “Analizzando i dati Istat effettivamente abbiamo verificato come le frequenze di nonagenari e centenari nelle aree interne della Regione, vicino ai grandi Parchi abruzzesi, fosse comparabile alle frequenze delle aree sarde ad alta longevità. Oltre a questo, siamo rimasti incuriositi da un’abitudine peculiare dei contadini abruzzesi chiamata appunto sdijuno che in dialetto significa stappa digiuno e che indica Il primo pasto abbondante della giornata che rompeva il digiuno della notte e forniva l’energia per tutto il giorno. Nessuno ha mai studiato questa pratica, parte integrante della tradizione popolare, ma dai racconti emergevano aspetti intriganti. Questi contadini, infatti, mangiavano poco e a orari regolari la sera, intorno alle 19. La mattina, prima di andare al lavoro, facevano una colazione salata a base di peperoni e uova, pane e ventricina molto presto, intorno alle 5, e comunque assumendo non più di 2-300 Kcal. Intorno alle 12,30, poi, pranzavano in abbondanza. Contando l’intervallo di tempo tra le 19 e le 12,30 del giorno successivo si osserva un periodo piuttosto lungo di “digiuno/restrizione calorica” intervallato solo da una colazione leggera”.

Prosegue Serafini: “Siamo solo all’inizio dello studio. Abbiamo cominciato prendendo in considerazione 39 anziani di età superiore ai 90 anni residenti nei paesi montani a ridosso del Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga e del Parco naturale regionale Sirente- Velino, in provincia dell’Aquila. Tutti hanno svolto attività motoria più o meno intensa durante la loro vita, legata a tipologie di lavoro a elevato impegno fisico e ancora oggi hanno l’abitudine di muoversi, curare l’orto e in qualche modo di tenersi in attività. La dieta si basava principalmente su alimenti di origine vegetale, per la maggior parte legumi e verdure, carboidrati come da dieta mediterranea, assenza totale di cibi processati e dolci, consumati praticamente due volte al mese. La vera novità è proprio lo sdijuno, praticato da tutti nel corso della loro vita. La media oraria dei pasti è sempre stata la stessa per tutti e tre i gruppi con una regolarità impressionante. Abbiamo potuto così calcolare una distanza temporale di 17 ore e 30 minuti tra la cena frugale e il pranzo abbondante del giorno dopo, intervallata solo da una modesta colazione. Da qui l’ipotesi, da verificare nel corso dello studio, che un comportamento alimentare estremamente regolare, caratterizzato da un basso stress post-prandiale, in linea con i ritmi circadiani e prolungato nel tempo, possa impedire l’instaurarsi di uno stato infiammatorio, pur in presenza di un pasto diurno decisamente abbondante evidentemente ben tollerato da un organismo non sotto stress, abituato a riceverlo a cadenza regolare e a una cera distanza di tempo da quello precedente. Lo studio procederà attraverso un ulteriore reclutamento, che coinvolgerà anche le altre province abruzzesi, con la valutazione dei parametri immunitari e genetici, nonché del microbiota intestinale, al fine di stabilire dei pattern peculiari associati alla longevità e alle abitudini alimentari, con il fine ultimo di trasmettere l’eredità alimentare dei centenari abruzzesi, sotto forma di linee guida, alla popolazione attuale. Una delle novità di questo studio, se l’ipotesi verrà confermata, sarà quella di porre l’attenzione sulla necessità di seguire un’alimentazione in linea con i ritmi circadiani e con tempistiche regolari, che non stressando il metabolismo, possa lasciare spazio anche al piacere del cibo, soprattutto a pranzo”.

Nicola Miglino

 

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