Una morte su cinque evitabile con un corretto apporto di nutrienti

08 Aprile 2019

Undici milioni di morti (il 20% del totale) dovute a una dieta sbagliata: tre milioni per eccesso di sale, tre per basso consumo di cereali integrali e due per poca frutta.

Sono i risultati, riferiti all’anno 2017, riportati dallo studio Global Burden of Disease pubblicato on line nei giorni scorsi dal Lancet, (Lancet. 2019 Apr 3. Epub ahead of print) che ha preso in esame il consumo dei principali alimenti e nutrienti in ben 195 paesi, quantificandone l'impatto su mortalità e incidenza di malattie non trasmissibili (in particolare tumori, malattie cardiovascolari e diabete), nel periodo compreso tra il 1990 e il 2017.

Lo studio ha valutato 15 fattori nutrizionali: diete a basso contenuto di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, noci e semi, latte, fibre, calcio, acidi grassi omega-3, grassi polinsaturi e diete ad alto contenuto di carne rossa, carne lavorata, bevande zuccherate, acidi grassi trans e sodio.

L’analisi ha evidenziato che nessuno dei 15 fattori riscontrava un consumo ottimale. Le maggiori carenze sono state osservate per noci e semi, latte e cereali integrali mentre gli eccessi maggiori sono stati osservati per bevande zuccherate, carne lavorata e sodio.

Le differenze geografiche

Analizzando per macroaree, nel 2017 il consumo elevato di sodio (oltre 3 g/die) è risultato il principale fattore di rischio dietetico per morte e malattia cronica in Cina, Giappone e Tailandia; il basso apporto di cereali integrali (inferiore a 125 g/die) in Stati Uniti, India, Brasile, Pakistan, Nigeria, Russia, Egitto, Germania, Iran e Turchia; In Bangladesh, lo scarso consumo di frutta (inferiore a 250 g al giorno), in Messico, il basso apporto di noci e semi (al di sotto di 21 g al giorno). L’elevato consumo di carne rossa (superiore a 23 g al giorno), carne lavorata (oltre 2 g al giorno), grassi trans (oltre lo 0,5% di energia totale giornaliera) e bevande zuccherate (superiori a 3 g al giorno) occupavano i posti bassi nella classifica dei fattori di rischio nutrizionali per morte e malattia cronica nei Paesi più densamente popolati.

Italia nelle posizioni alte della classifica dei migliori

Nel 2017, la classifica dei paesi più virtuosi, in termini di decessi dovuti all’alimentazione, ha visto primeggiare Israele (89 morti/100 mila abitanti). L’Italia è decima in classifica, con un tasso di mortalità pari a 107,7/100mila abitanti e 97.821 decessi. Il Regno Unito è al 23 ° posto (127/100 mila), gli Stati Uniti al 43° (171/100 mila), dopo Ruanda e Nigeria. La Cina è 140.ma, (350/100 mila) e l’India 118.ma (310/100 mila.) decessi ogni 100.000 persone). I paesi con i più alti tassi di decessi legati all'alimentazione sono stati l'Uzbekistan (892 morti ogni 100.000 persone), l'Afghanistan, le Isole Marshall, la Papua Nuova Guinea e Vanuatu.

Conclusioni e commenti

“Il miglioramento delle abitudini alimentari potrebbe prevenire un decesso su cinque a livello globale”, concludono gli Autori. “I nostri risultati mostrano che una dieta non ottimale è responsabile di più morti di qualsiasi altro fattore di rischio, incluso il fumo di tabacco e solo tre elementi - cereali integrali, frutta e sodio -, se non consumati a dovere, risultano responsabili di oltre il 50% dei decessi e del 66% di malattie croniche correlate alla dieta. Sebbene sale, zucchero e grassi siano stati al centro del dibattito sulle politiche alimentari negli ultimi 20 anni, la nostra analisi identifica come fattori di rischio le diete ricche di sodio, povere di cereali integrali e a basso contenuto di frutta, noci, semi, verdure, acidi grassi omega-3. È urgente, dunque, la necessità di sforzi globali coordinati per migliorare le abitudini alimentari, attraverso la collaborazione tra i vari protagonisti della filiera alimentare e i decisori politici”.

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