Diete Low-carb e chetogeniche: quale ruolo nel diabete?

05 Giugno 2019

Negli ultimi decenni, diete a basso contenuto di carboidrati (Lcd) e chetogeniche (Kd) sono diventati metodi ampiamente conosciuti e popolari per perdere peso, ma prove crescenti suggeriscono cautela, specialmente quando queste diete sono seguite per lunghi periodi di tempo, da individui di età molto giovane o con determinate malattie.

Una recente review, appena pubblicata su Nutrients e condotta presso l’Istituto di ricerca sul diabete del San Raffaele di Milano, ha valutato il possibile ruolo delle diete low-carb e chetogeniche nella patogenesi e nella gestione del diabete di tipo 2 e dell'obesità. Inoltre, sono state esaminate le prove della restrizione dei carboidrati sia nella patogenesi del diabete di tipo 1, attraverso la modificazione del microbiota intestinale, sia nel trattamento, affrontando le legittime preoccupazioni sull'uso di tali diete nei pazienti che sono soggetti a chetosi e spesso non hanno ancora completato la loro crescita.

Il termine Lcd, sottolineano gli Autori, include regimi nutrizionali molto eterogenei e gli studi clinici spesso non forniscono informazioni sul contenuto e la qualità di carboidrati (Cho). Per questi motivi è difficile confrontare i risultati. Le diete a "basso contenuto di carboidrati" sono quelle che forniscono meno del 45% dei macronutrienti giornalieri in Cho. Vi sono poi le cosiddette diete chetogeniche, con una quantità ancora inferiore di carboidrati, pari a meno di 50 g/die, di solito da verdure non amidacee. Con un consumo drasticamente ridotto di carboidrati, la produzione di energia si sposta verso il consumo di grassi, con maggiore produzione di corpi chetonici, ovvero acido acetato, acido beta-idrossibutirrico e acetone.

Le conclusioni cui giungono gli Autori tendono a sottolineare come ridurre l'assunzione di carboidrati con una Lcd si riveli efficace nel ridurre il peso corporeo e, nei pazienti con diabete di tipo 2, migliorare il controllo glicemico, con un effetto più marcato in chi segue una dieta chetogenica.  
Tuttavia, Lcd e Kd potrebbero non essere appropriate per tutti gli individui. Soprattutto nei pazienti con diabete di tipo 2, è necessario bilanciare il potenziale aumento del rischio cardiovascolare a causa del profilo lipidico sfavorevole osservato in caso di Kd con i benefici derivanti dalla perdita di peso e dal miglioramento del controllo glicemico. Inoltre, mantenere nel tempo l’adesione a quel tipo di regie alimentare dieta continua a rappresentare un problema non indifferente.

Nel diabete di tipo 1, non ci sono prove che una Lcd o una Kd possano ritardare o prevenire l'insorgenza della malattia. Queste diete hanno il potenziale per migliorare il controllo metabolico, ma è necessaria cautela a causa del rischio di chetoacidosi diabetica (Dka), di peggioramento del profilo lipidico e, nei bambini, dell'impatto sulla crescita.

“Lcd e Kd” chiosano “possono essere opzioni efficaci in pazienti con obesità e/o diabete di tipo 2, sebbene non siano l'unico approccio dietetico disponibile per tali pazienti e con la raccomandazione che debbono essere adattate alle esigenze individuali e i pazienti vanno seguiti per un lungo periodo di tempo. L'uso di queste diete in pazienti con diabete di tipo 1 è ancora controverso e la loro sicurezza a lungo termine non è ancora dimostrata”.

Ulteriori studi su larga scala, randomizzati, a lungo termine, sono necessari per valutare la sicurezza nel tempo, l'efficacia e la compliance a questi regimi dietetici in pazienti con diabete, in particolare quelli con diabete di tipo 1  e per trovare la migliore composizione nutrizionale per il controllo glicemico, la perdita di peso e il rischio cardiovascolare in questi pazienti.

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