Vitamina K e cuore, la protezione sembra legata alla forma K2

24 Luglio 2019

I benefici cardiovascolari della vitamina K potrebbero dipendere non dalla forma k1 (fillochinone) ma dalla K2 (menachinone). Questo quanto sostenuto da un gruppo di ricercatori olandesi, britannici e francesi che hanno raccolto ed esaminato dati da un pool di poco più di 100 mila persone affette da cardiopatia afferenti a tre database: European prospective investigation into cancer and nutrition (Epic)-Cvd case-cohort study; CardiogramplusC4D a Uk Biobank.

Si tratta di un’analisi genetica predittiva, pubblicata su Clinical nutrition, tesa a valutare la correlazione tra rischio cardiovascolare, concentrazioni di vitamina K1 e di dp-ucMgp (proteina Gla della matrice defosfo-decarbossilata), forma disattivata della proteina Gla della matrice: bassi livelli di dp-ucMgp indicano alti livelli di assorbimento di vitamina K.

I livelli di k1 (fillochinone) circolanti, così come predetto dall’analisi genetica secondo la cosiddetta randomizzazione mendeliana, non sono risultati correlati in alcun modo al rischio cardiovascolare mentre basse concentrazioni di dp-ucMgp sì. Ciò significa, secondo gli autori, che, dal momento che basse concentrazioni di dp-ucMgp indicano alti livelli circolanti di vitamina K e che la forma K1 non mostrava correlazioni con il rischio cardiovascolare, il responsabile del benefico doveva essere per forza la componente K2: per ogni diminuzione di 10 mcg/l di dp-ucMgp il rischio relativo diminuiva del 4%.

“La vitamina K si presenta in due forme biologicamente attive, il fillochinone, k1, e il menachinone, k2”, sottolineano gli autori.  “K1 deriva principalmente da verdure a foglia verde e rappresenta il 90% di vitamina K in una tipica dieta occidentale mentre K2, nelle sue diverse forme, viene prodotta dalla flora batterica intestinale ma anche assunta con la dieta, in particolare con la carne rossa nel caso della Mk-4 e con prodotti fermentati come il formaggio nel caso di Mk-7, Mk-8, Mk-9. Il fillochinone circolante è un marker dei livelli di vitamina K pur però rappresentando solo la presenza della forma k1. La proteina Gla della matrice dipende dalla vitamina K per poter essere attivata. Il suo precursore è appunto dp-ucMgp che per questo motivo viene usato come marker: bassi livelli sono indice di alte concentrazioni di vitamina k. In precedenza, diversi studi osservazionali suggerivano una correlazione tra bassi livelli di dp-ucMgp e ridotta calcificazione a livello arterioso. Il nostro studio, che ha utilizzato l’analisi dell’espressione di varianti geniche di K1 e dp-ucMgp, ci porta a concludere che non vi sia una correlazione causale tra fillochinone circolante e rischio cardiovascolare, al contrario di ciò che si evidenzia per bassi livelli di dp-ucMgp, il che deporrebbe a favore di un ruolo giocato in questo senso dal menachinone. Un’evidenza, però, che ha bisogno di conferme da ulteriori indagini”.

Nicola Miglino

 

 

 

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