Ricerca Usa: flavonoli di frutta e verdura per tenere lontano l’Alzheimer

29 Gennaio 2020

Il consumo abituale di flavonoli potrebbe diminuire la probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Questa la conclusione di uno studio condotto da gruppo di ricercatori della Rush University di Chicago appena pubblicato su Neurology, la rivista dell'American academy of neurology.

I flavonoli sono composti appartenenti alla classe dei flavonoidi, distribuiti molto ampiamente nel regno vegetale. Frutta, verdura, tè e vino rosso ne sono particolarmente ricchi. Lo studio ha coinvolto 921 persone con un'età media di 81 anni, senza diagnosi di Alzheimer, seguite per sei anni durante i quali, ogni 12 mesi, compilavano un questionario su abitudini alimentari, livello di istruzione, attività fisica e mentale. I partecipanti, nel corso dei sei anni, venivano ovviamente monitorati con test specifici per eventuale comparsa di demenza/malattia di Alzheimer.

I partecipanti sono stati suddivisi in cinque gruppi sulla base della quantità di flavonoli assunti con la dieta, con un range che variava dai 5,3 mg/die di quelli a dose più bassa ai 15,3 mg/die del gruppo a consumo maggiore. A fine studio, i casi di Alzheimer riscontrati sono stati 220.

Nel gruppo a maggior consumo di flavonoli si è avuto il 48% in meno di probabilità di sviluppare la malattia rispetto a quello a consumo più basso. Nello specifico, delle 186 persone nel primo gruppo, 28 (15%), hanno sviluppato Alzheimer, rispetto a 54 (30%), delle 182 del secondo. Risultati confermati anche dopo aggiustamento per tutti i fattori potenzialmente confondenti (predisposizione genetica, fattori demografici e legati allo stile di vita, diabete, precedente infarto, ictus e ipertensione).

Lo studio ha anche indagato nello specifico il ruolo dei singoli flavonoli, ovvero isoramnetina, campferolo, miricetina e quercetina così distribuiti nei singoli alimenti: pere, olio d'oliva, vino e salsa di pomodoro per isoramnetina; cavolo, fagioli, tè, spinaci e broccoli per campferolo; tè, vino, cavolo, arance e pomodori per miricetina; pomodori, cavoli, mele e tè per la quercetina.

Con elevati consumi di campfenolo il rischio Alzhemeir è risultato ridotto del 51%, con isoramnetina o miricetina del 38% mentre la quercetina non ha evidenziato alcun beneficio.

"Lo studio mostra semplicemente un'associazione tra flavonoli alimentari e rischio di Alzheimer e non un legame causa/effetto diretto”, sottolinea Thomas M. Holland, tra gli autori della ricerca. “Tra i limiti, inoltre, da una parte il fatto che il questionario alimentare era autoriferito e perciò non tutti potevano ricordarsi accuratamente ciò che avevano mangiato e, dall’altra, che la maggior parte dei partecipanti era di pelle bianca e quindi i risultati potrebbero non riflettere la popolazione generale. Ciò detto, si tratta sicuramente di risultati promettenti che richiedono ulteriori ricerche. Mangiare più frutta e verdura e bere più tè potrebbe essere un modo semplice ed economico per aiutare le persone a prevenire la demenza di Alzheimer, soprattutto in un contesto mondiale di progressivo invecchiamento della popolazione nel quale anche solo un rallentamento del processo neurodegenerativo avrebbe un impatto enorme sulla salute pubblica”.

 

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