Rischio metabolico, studio Usa promuove le patate rispetto ai cereali raffinati

19 Febbraio 2020

Le patate, al forno o al vapore, aggiungono qualità alla dieta, grazie all’apporto di potassio e fibre, senza incidere negativamente sul rischio cardiometabolico. Queste le conclusioni di uno studio condotto da ricercatori della Penn State University da poco pubblicato sul British journal of nutrition.

La curiosità dell’indagine nasceva dal fatto che diversi studi epidemiologici hanno evidenziato un maggior rischio di sovrappeso e diabete legato al consumo di patate, senza, tra l’altro, distinguere il metodo di cottura tanto che, al contrario, studio osservazionali hanno additato le patate fritte come maggior responsabile delle ricadute metaboliche.

I pochi studi clinici a disposizione, invece, davano indicazioni contrarie e, pertanto, si è ritenuto opportuno verificare sul campo l’effetto di un consumo giornaliero di patate su alcuni parametri cardiometabolici.

Ecco così che sono stati reclutati 50 adulti sani, di età media di 40 anni e Bmi di 24,5, suddivisi in due gruppi: il primo seguiva una dieta abituale, però con obbligo di una porzione giornaliera di contorno a base di patate, al forno o al vapore. Non fritte, dunque, e nemmeno bollite per preservare, in quest’ultimo caso, il contenuto di potassio. Il secondo, assumeva quotidianamente un contorno a base di carboidrati raffinati (pane, pasta, riso, orzo). Entrambe le diete erano isocaloriche, a basso contenuto di grassi saturi e sale. Dopo quattro settimane, seguiva uno stop di 15 giorni e poi, per altre quattro settimane, i due gruppi si invertivano.

All’inizio e poi al termine di ogni ciclo di quattro settimane venivano rilevati diversi marker di rischio cardiometabolico tra cui glicemia a digiuno, insulinemia, lipidemia, pressione sanguigna, peso corporeo e rigidità arteriosa.

I risultati da una parte non hanno rilevato differenze sul rischio cardiometabolico tra i due gruppi e, dall’altra, hanno invece evidenziato come il consumo quotidiano di patate aumenti significativamente i livelli di fibre e potassio assunti con la dieta.

Il potassio”, sottolineano gli autori, “ha già dimostrato in altri studi di aumentare la sensibilità all’insulina, probabilmente in virtù della capacità di promuoverne la secrezione, il che spiegherebbe come mai non abbiamo rilevato effetti negativi sulla glicemia a digiuno in chi consumava patate rispetto a pasta, pane o riso. Gli studi clinici sono importanti per contestualizzare i risultati di quelli osservazionali ed epidemiologici che spesso hanno suggerito un'associazione tra consumo di patate e aumento del rischio cardiometabolico. Tuttavia, il metodo di preparazione piuttosto che altri alimenti consumati contestualmente spiegano la differenza con i nostri risultati. Ci sentiamo pertanto di poter concludere che una porzione giornaliera di patate, cotte al forno o al vapore, preparata senza aggiunta di sale o grassi saturi, costituisce elemento prezioso di una dieta salutare, in linea con le raccomandazioni internazionali”.

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