Vitamina D e coronavirus: facciamo chiarezza

31 Marzo 2020

Nei giorni scorsi due importanti testate giornalistiche nazionali hanno riportato notizie dalle quali sembrava trapelare un ruolo della Vitamina D nella prevenzione del contagio da Sars-coV 2. Alessandro Colletti, segretario Sifnut (Società italiana formulatori in nutraceutica) e responsabile macroregionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) fa il punto sull’argomento.

“È bene ribadire che al momento non vi sono evidenze solide su questo fronte” dice Colletti. “Detto questo sappiamo che la vitamina D è un ormone importante non solo per l’omeostasi del calcio ma anche per quella immunitaria e infiammatoria così come è noto che i soggetti con ipovitaminosi D hanno un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, autoimmuni, deficit neurologici piuttosto che di andare incontro a infortuni muscolari. Oggi, però, non ci sono evidenza per una raccomandazione all’uso su pazienti Covid 19. Quello che si è osservato è che in soggetti con artrite reumatoide la vitamina D tende a spegnere l’infiammazione agendo sulle citochine proinfiammatorie insieme alla terapia biologica. Perciò alcuni ricercatori ne hanno ipotizzato un ruolo su pazienti Covid 2, molti dei quali in ipovitaminosi D. Quindi, a oggi, non ci sono studi di intervento che ne suggeriscono un impiego ma sicuramente dei razionali giustificano il via a trial clinici. In generale, comunque, nei soggetti sani e soprattutto in quelli con ipovitamonosi D l’integrazione può e deve essere consigliata. Le formule più indicate sono quelle spray, nanoemulsionate, una delle strategie farmaceutiche utilizzate per aumentare la biodisponibilità. Vi sono poi formulazioni orali in capsule e bustine, sempre sotto forma di nanoemulsione. In questo caso l’assorbimento è prettamente intestinale, soprattutto nella prima porzione del duodeno fino all’ileo. Si tratta di un trasporto saturabile, per cui piccoli dosaggi quotidiani di vitamina D, pari a 25-50 microgrammi sono da preferirsi rispetto a dosaggi più elevati”.

Nicola Miglino

 

 

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