Gruppo Bmj: immunonutrizione arma in più per difendersi da infezioni

27 Maggio 2020

Sono molti gli indizi che suggeriscono una stretta interazione tra alcuni nutrienti e il sistema immunitario e, di fronte a pandemie come quella in corso, in assenza di un vaccino o cure specifiche, la strada di un rafforzamento delle nostre difese attraverso l’alimentazione può essere un aiuto in più, in particolari nei soggetti più fragili come gli anziani.

Questo quanto sostenuto in un paper appena pubblicato su Bmj nutrition, prevention & health, rivista open access del gruppo British medical journal, che si è interrogato sul ruolo che la cosiddetta immunonutrizione può giocare nell’infezione da Sars-CoV2, con un occhio rivolto agli over-65.

Secondo gli autori, le vitamine C e D, insieme allo zinco sono i nutrienti intorno ai quali ruotano le maggiori evidenze di correlazione con le funzioni del sistema immunitario.

“La vitamina C è stata purificata per la prima volta nei primi anni Trenta, e già da lì a poco ne è stato proposto l’impiego in corso di polmonite”, si sottolinea nel lavoro. “Si tratta di un nutriente in grado di supportare la funzione di barriera epiteliale contro i patogeni, le funzioni cellulari del sistema immunitario adattivo e innato e di proteggere dallo stress ossidativo causato dai processi infettivi.  La vitamina D, dal canto suo, è riconosciuta come un potente immunomodulatore dal momento che suoi recettori sono presenti in diverse cellule del sistema immunitario, dai linfociti B e T, ai monociti, ai macrofagi mentre lo zinco è considerato un vero e proprio guardiano della funzione immunitaria, con un ruolo chiave su più fronti: regola i segnali intracellulari, potenzia la risposta infiammatoria, induce la risposta immunitaria cellulo-mediata, coadiuva l’azione di eliminazione dei patogeni da parte dei neutrofili”.

È una lotta contro il tempo quella che stanno conducendo gli scienziati per far fronte alla rapida diffusione della pandemia. Una strategia ponte, in attesa di un vaccino o di farmaci antivirali specifici, potrebbe essere, dunque, quella di puntare al rafforzamento della funzione immunitaria con la dieta, in particolare negli over 65, già affetti spesso da malattie croniche e perciò più fragili e immunocompromessi.

Come fare? Diversi i suggerimenti. Innanzitutto, favorire interventi di salute pubblica che sensibilizzino sui benefici di una corretta nutrizione sul sistema immunitario. Promuovere, poi, in particolare tra gli anziani, l’assunzione di 10 µg/die di vitamina D, il consumo di alimenti ricchi di vitamina C (broccoli, cereali fortificati per colazione, arance) e zinco (crostacei, fagioli, uova sode). In caso di polmonite o malattie respiratorie, considerare sempre una supplementazione di vitamina C, D e zinco in concomitanza alle terapie standard. Per quanto riguarda i dosaggi, mai superare 50 µg/die per la vitamina D, 25 mg/die per lo zinco e 1 g/die per la vitamina C: qualsiasi dosaggio superiore a quelli raccomandati va attentamente suggerito e monitorato con supporto clinico.

“È necessaria ancora molta ricerca in corso nel campo dell'immunonutrizione. L’auspicio è che si investano sempre più risorse per studiare i rapporti tra nutrizione e sistema immunitario, in particolare negli anziani e in corso di infezioni respiratorie virali. Da indagare a fondo, soprattutto, i dosaggi, la durata dei trattamenti e le migliori combinazioni d’uso possibili. Ciò detto, si tratta comunque di una strada che si prospetta promettente e anche molto vantaggiosa, in relazione al costo relativamente basso degli integratori di vitamina D, C e zinco”.

Nicola Miglino

 

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