Probiotici: vantaggi dei multiceppo in caso di disbiosi

04 Giugno 2020

Con un probiotico multiceppo, multispecie e multigenere si riesce a integrare i microorganismi mancanti e a contrastare i non idonei. Inoltre, proprio per le diverse caratteristiche dei vari ceppi, specie e generi, questi possono sinergizzare e favorire la colonizzazione intestinale. Questo il messaggio chiave di un press webinar tenuto di recente da Patrizia Brigidi, docente di Biotecnologia delle fermentazioni presso il dipartimento di Farmacia e Biotecnologie di Bologna, durante il quale si è voluto ribadire il concetto di fingerprint batterico, ovvero di come ciascun individuo possegga un microbiota proprio, un’impronta personale e unica, proprio come quella digitale.

“Questa variabilità individuale è determinata da vari fattori, tra cui l’etnia, la posizione geografica e lo stile di vita, e svolge molteplici funzioni influenzando la fisiologia, i processi metabolici e, di conseguenza, lo stato di salute” sottolinea Brigidi.

 “Nel nostro organismo è presente una biomassa veramente enorme di batteri, funghi e virus che vivono in pacifica coesistenza con l’ospite, formata, in particolare, da più di centomila miliardi di cellule batteriche, un numero dieci volte superiore a quello delle cellule dell’organismo adulto” dice Brigidi. “Il tratto gastrointestinale è di gran lunga l’organo più colonizzato: da solo ospita più del 70% di tutti i microrganismi del corpo umano. L’habitat intestinale umano, infatti, contiene almeno 500-1.000 specie differenti di batteri, pari a una biomassa di circa 2Kg, con ampia variabilità inter-individuale. Infatti, dal punto di vista microbiologico siamo tutti simili, ma diversi. Non solo ogni nostro organo è popolato da microorganismi diversi, ma è come se ciascuno di noi avesse una lista di batteri univoca. A parte una sessantina di specie batteriche comuni a tutti, il resto è una variabile che arriva a comprenderne sino a 1.000 e ciascuno di noi possiede un sottoinsieme peculiare composto da 160 specie batteriche che rendono ogni layout unico”.

Se l’equilibrio tra le specie si altera e ci si ritrova, per cause le più diverse, in situazione di disbiosi intestinale, è possibile ricorrere ai probiotici. Di che tipo, però?

“Proprio perché ognuno di noi possiede un suo fingerprint batterico, i probiotici multiceppo presentano maggiori vantaggi avendo più probabilità di colonizzare” prosegue Brigidi. “Ciò è dovuto a motivi vari. Innanzitutto, più ceppi hanno diverse sensibilità al Ph e quindi diversi gradi di resistenza all’ambiente acido intestinale. L’azione sinergica, inoltre, garantisce maggiore probabilità di antagonizzare la microflora patogena. Infine, batteri differenti garantiscono un’azione simbiotica: per esempio alcuni ceppi creano condizioni anaerobiche che facilitano la sopravvivenza e la crescita di ceppi anaerobi come i bifidi”.

Nicola Miglino

 

 

 

 

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