I semi di lino sono considerati alimento funzionale grazie all’elevato contenuto di acido alfa-linolenico, lignani e fibre alimentari. In particolare, il contenuto lipidico è di circa il 73%, di cui il 32-45% è alfa-linolenico.
Una dieta a basso contenuto di carboidrati può ridurre il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e promuovere la perdita di peso. Questi i risultati di uno studio americano, della durata di sei mesi, recentemente pubblicato su Jama network open, condotto su 150 adulti (72% donne, prevalentemente di colore) di età compresa tra 40 e 70 anni in condizione di cosiddetto prediabete o diabete moderato, ovvero con livelli di emoglobina glicata (HbA1c) compresi tra 6,0 e 6,9%.
Trattare soggetti pre-diabetici con una supplementazione di vitamina D non aiuta a rallentare la progressione verso la malattia, ma può essere utile in chi presenta un’insufficiente secrezione di insulina. Queste le conclusioni di uno studio giapponese da poco pubblicato sul British medical journal che ha voluto fare chiarezza su un tema, quello della correlazione tra deficit di vitamina D e comparsa di diabete, sul quale le evidenze scientifiche sono ancora piuttosto controverse.
L’estratto di fichi (Ffe, Fig fruit extract) potrebbe rivelarsi un ottimo nutraceutico nel controllo dell’omeostasi di glucosio e insulina. Il merito andrebbe attribuito all’acido abscissico (Aba), un fitormone comunemente presente nella frutta e nella verdura, che ha già dimostrato in diversi modelli sperimentali e animali di promuovere l'assorbimento di glucosio periferico. Ora arrivano alcuni dati preliminari clinici attraverso un piccolo studio condotto su dieci volontari sani pubblicato sulla rivista Nutrients.