La combinazione probiotici/Vitamina D si candida a strategia efficace nel migliorare la funzione cognitiva in soggetti con schizofrenia. Questo quanto sostenuto dai risultati di uno studio clinico pubblicati su Neuropsychopharmacology reports, nel quale 70 adulti affetti da schizofrenia sono stati randomizzati a ricevere, una volta al giorno per 12 settimane, un placebo o integratore probiotico/Vitamina D (Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus paracasei, Bifidobacterium longum, Bacillus coagulans - 2 × 10- Cfu) e 400 Ui di vitamina D).

L’interazione tra microbiota intestinale e ospite è al centro dell’interesse della ricerca biomedica e offre interessanti spunti diagnostici e di trattamento. Il microbiota intestinale, un meta-organo composto da varie tipologie di microorganismi (batteri, virus, protozoi, miceti, ecc.), svolge un ruolo importante nel mantenimento della salute e nella prevenzione di malattie sistemiche (oltre a quelle gastrointestinali) tra cui quelle cardiovascolari e metaboliche, associate ad alterazioni della composizione e riduzione della biodiversità del microbiota intestinale (disbiosi), insieme a un aumento della permeabilità della barriera mucosale.

Probiotici, fermenti lattici, quanti nomi per definire prodotti di comune utilizzo. Ma i probiotici servono? Sono utili? Sono bufale? Perché non sono farmaci? Arrivano dove dovrebbero arrivare per svolgere la loro azione benefica? E il microbiota? E il micobiota? E il viroma?

I probiotici rappresentano uno degli integratori alimentari più interessanti nel migliorare il controllo glicemico in caso di prediabete e diabete mellito di tipo 2.

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