Bersaglio microbiota: nuova chiave per interpretare gli effetti della curcumina

08 Settembre 2020

E se gli effetti della curcumina dipendessero dalla sua interazione con il microbiota intestinale? Una domanda che frulla nella testa dei ricercatori da diverso tempo e che origina dall’apparente paradosso di una potente attività biologica e di una bassa biodisponibilità del derivato della Curcuma longa. Arrivando la sostanza praticamente integra nell’intestino, ecco che allora è nata l’ipotesi che la sua azione si possa compiere a questo livello, mediata dalla popolazione batterica intestinale.

All’Istituto superiore di sanità (Iss) hanno così deciso di fare un po’ il punto attraverso una review, pubblicata su Nutrients che ha raccolto i lavori dedicati a microbiota e curcumina di questi ultimi 5 anni. Ne abbiamo parlato con due degli autori, Beatrice Scazzocchio e Massimo D’Archivio, del Centro di riferimento per la Medicina di genere all’Iss.

D.ssa Scazzocchio, quali sono le principali attività biologiche della curcumina?

Le ricerche condotte sulla curcumina suggeriscono un ampio ambito di potenziali attività biologiche. In particolare, la sua struttura chimica la rende un potente antiossidante, permettendole di legare i radicali liberi dell’ossigeno. Oltre all’attività antiossidante, tuttavia, vi sono numerosi studi che ne dimostrano anche l’attività antinfiammatoria, antimicrobica, antivirale e antitumorale, proponendola come possibile trattamento terapeutico per diverse patologie, quali malattie gastrointestinali, cardiovascolari, disordini neurologici, diabete e diversi tipi di cancro. Purtroppo, però, questi dati non sono supportati da sufficienti studi di intervento e trial clinici sull’uomo. Solo recentemente sono stati pubblicati alcuni lavori condotti sull’uomo che offrono dati incoraggianti sull’utilizzo della curcumina per la cura di artrite, dolore e depressione.

Quali sono i limiti della sua azione in vivo?

Uno dei principali problemi associati alla curcumina è la sua bassa biodisponibilità, cioè la quantità di che rimane disponibile all’interno dell’organismo dopo il suo consumo. Il problema della biodisponibilità è molto dibattuto. Anzi, è considerato un vero paradosso, in quanto rispetto alle sue attività biologiche, ampiamente documentate da studi in vitro e sul modello animale, la biodisponibilità è piuttosto scarsa, anche a causa della sua struttura chimica che la rende molto instabile. Inoltre, essa è rapidamente metabolizzata all’interno dell’organismo. Infatti, la curcumina non è solubile in acqua ed è resistente al pH acido dello stomaco, quindi giunge nell’intestino, praticamente integra. Qui viene metabolizzata e da queste reazioni hanno origine vari metaboliti. Proprio la rapida formazione di tanti diversi metaboliti, non facilmente rilevabili nel sangue e nelle urine, potrebbe essere il motivo per cui l’assorbimento della curcumina è probabilmente sottostimato. Inoltre, alcuni agenti naturali possono avere un effetto sinergico nel migliorare la biodisponibilità della curcumina, tra questi la piperina, principale componente attivo del pepe nero, risulta essere uno dei più utilizzati.

Come nasce l’ipotesi di una interazione con il microbiota intestinale?

La scarsa biodisponibilità e la forte instabilità chimica della curcumina hanno determinato un certo scetticismo rispetto alla sua efficacia terapeutica. Poiché, come detto precedentemente, la curcumina, una volta ingerita, viene ritrovata in grandi quantità a livello intestinale, è stato ipotizzato che possa esercitare i suoi effetti regolatori direttamente sul microbiota intestinale. Infatti, numerose evidenze sperimentali hanno dimostrato che l’interazione tra curcumina e microbiota è bidirezionale. Questo significa che la curcumina è in grado di influenzare l’attività della barriera intestinale e, dall’altra parte, il microbiota agisce su di essa producendo diversi metaboliti dotati di attività biologica.

Dr. D’Archivio, dal vostro studio avete raccolto dati sia sull’animale che sull’uomo: che conclusioni si possono trarre sul rapporto curcumina-microbiota?

Il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nella normale fisiologia umana e la sua composizione può essere influenzata da una moltitudine di fattori ambientali e dallo stile di vita. Come già accennato, l’interazione tra curcumina e microbiota dà luogo a due diversi fenomeni: il primo è la regolazione diretta del microbiota da parte della curcumina, che sembra favorire la crescita di ceppi batterici intestinali considerati benefici per la salute e contribuire direttamente al mantenimento dell'integrità della barriera intestinale; il secondo è la trasformazione della curcumina, da parte del microbiota intestinale, in metaboliti attivi. Entrambi questi fenomeni sembrano essere cruciali per l'attività della curcumina.

Esistono differenze di risposta per ciascuno di noi?

È molto importante sottolineare che il metabolismo della curcumina può essere diverso da individuo a individuo, poiché ognuno ha una propria composizione del microbiota; pertanto, anche gli effetti benefici possono essere differenti in base alle specie batteriche presenti.

A vostro giudizio, quali prospettive è lecito attendersi in ricerca e clinica?

La curcumina è certamente un polifenolo capace di esercitare promettente azione protettiva nei confronti di diverse patologie, ma, come sempre, occorre essere cauti nel trasmettere certezze assolute fintanto che nuovi trial clinici confermino i risultati a oggi ottenuti dagli studi in vitro e sull’animale così da raccogliere nette evidenze scientifiche sull’interazione tra curcumina e microbiota e sugli effetti preventivi e terapeutici nei confronti di diverse patologie. Soltanto un incremento degli studi di ricerca di base e traslazionale può consentire una profonda comprensione delle strategie da mettere in atto per fornire benefici per la salute attraverso la modulazione del microbiota, aprendo così la strada per nuove applicazioni terapeutiche della curcumina. È auspicabile che in un prossimo futuro ricerche approfondite possano consentire l’utilizzo della curcumina come trattamento per la disbiosi e le patologie a essa associate, ma sempre sotto stretto controllo medico, così come ogni altro integratore.

Nicola Miglino

 

 

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