Nutraceutici e prevenzione cardiovascolare: utili consigli di pratica clinica

17 Luglio 2019

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità e morbilità nei paesi occidentali e la loro prevenzione è considerato un aspetto fondamentale della pratica clinica. Tra i principali fattori di rischio figurano il colesterolo plasmatico e la sua frazione Ldl.

Per mantenere adeguati livelli plasmatici di colesterolo, nonché il controllo dei trigliceridi e adeguati livelli di colesterolo Hdl, esistono vari provvedimenti dietetici e farmaci di consolidata efficacia. Inoltre, da alcuni anni sono comparsi sul mercato vari prodotti destinati al trattamento della dislipidemia, cosiddetti nutraceutici. Tra quelli in grado di ridurre la colesterolemia ve ne sono alcuni che sono stati maggiormente studiati e sottoposti a trial clinici. Ne abbiamo parlato al recente congresso interregionale Siia (Società italiana dell’ipertensione arteriosa) tenutosi a Torino con Antonio Ferrero, cardiologo presso la AslTO5 e docente al Cdl in Professioni sanitarie dell’Università di Torino e Tecla Marchese, ricercatrice in Diabetologia e Malattie metaboliche presso la Asl TO5.

 Partiamo dalla monacolina: quali suggerimenti possiamo dare?

Le monacoline sono metaboliti fungini isolati da Monascus purpureus, responsabile della fermentazione del riso a cui conferisce il caratteristico colore rosso. Esistono vari tipi di monacoline; la più comune ed utilizzata è la monacolina K con struttura molecolare pressoché identica alla lovastatina; il meccanismo d’azione è parimenti identico: inibizione reversibile dell'enzima epatico che limita la sintesi del colesterolo: la 3-idrossi-3metil-glutaril Coenzima A reduttasi. L'effetto ipocolesterolemizzante della monacolina è stato studiato in diverse categorie di pazienti; la riduzione della colesterolemia Ldl oscilla tra il 10-15% ottenibile con la somministrazione di 3mg/die fino al 20-25% con 10 mg/die. All’azione diretta sul colesterolo Ldl si associano azioni favorevoli sulla proteina ​​C-reattiva ad alta sensibilità, miglioramento della funzione endoteliale e modesti effetti su trigliceridemia e colesterolemia Hdl.

Uno studio clinico in prevenzione secondaria, condotto in Cina su una popolazione di quasi 5.000 pazienti con cardiopatia ischemica, ha dimostrato una riduzione significativa del rischio di mortalità ed eventi ricorrenti non letali. Nonostante vari studi abbiano dimostrato una buona tollerabilità delle monacoline, è tuttavia possibile che i pazienti intolleranti alle statine possano esserlo anche ai derivati del riso rosso fermentato; inoltre va tenuto presente che la monacolina K è metabolizzata dal citocromo P450 3A4 con possibili interazioni di natura farmacologica e l’associazione con statine non è raccomandata.

Quali sono, invece, le attività della berberina?

La berberina è un alcaloide isochinolinico che si trova in alcune piante medicinali. Inibisce la sintesi della pro-proteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9 (Pcsk9) che promuove la degradazione del recettore Ldl epatico; l’effetto finale è la riduzione della colesterolemia Ldl. Inoltre, la berberina è in grado di inibire l’acetil-coenzima A carbossilasi e la sintesi dei trigliceridi nonché di modulare il metabolismo glucidico riducendo l’insulino-resistenza. Gli effetti della berberina si ottengono a dosaggi pari a 500 mg-1.550 mg /die con riduzione di circa il 20% del colesterolo Ldl e del 25% dei trigliceridi.

Cosa sono e come agiscono i policosanoli?

I policosanoli sono una miscela di alcoli saturi alifatici primari di lunghezza variabile, ricavati dalla canna da zucchero, ma anche da crusca di riso e altre piante e agiscono attraverso l'inibizione dell’mRna che codifica per la 3-idrossi-3-metil-glutaril Coenzima A reduttasi. L’azione e l’efficacia di queste miscele è variabile in ragione di tipo e prevalenza di polialcooli. In letteratura è presente uno studio condotto a Cuba che supporta l'efficacia ipocolesterolemizzante di tali molecole con diminuzione del c-Ldl fino al 20% per dosaggi di 10 mg/die. Studi più recenti condotti su popolazioni europee hanno dato risultati controversi.

Che ruolo giocano i fitosteroli?

I fitosteroli e gli stanoli, loro derivati esterificati, sono sostanze che si trovano in alimenti di origine vegetale quali noci, frutta, verdura, cereali e legumi. La loro a struttura chimica è molto simile a quella del colesterolo per cui competono per l’assorbimento intestinale del colesterolo alimentare e di origine biliare con incremento dell’espressione epatica dei recettori per le Ldl e aumentata captazione delle Ldl circolanti. Trial clinici randomizzati e metanalisi documentano una riduzione del colesterolo Ldl in soggetti sani con ipercolesterolemia, di circa 12 mg/dl. Non sono segnalate particolari interazioni con altri farmaci ipolipemizzanti o effetti collaterali significativi alle dosi raccomandate, pari a 2-3 gr/die.

E le fibre?

L’apporto alimentare di fibre, cioè dei carboidrati complessi che non sono degradati dagli enzimi digestivi e raggiungono intatti il piccolo intestino, ha dimostrato una discreta efficacia nel controllo della colesterolemia Ldl con un meccanismo legato all’assorbimento ed escrezione del colesterolo, degli acidi biliari, o degli altri grassi alimentari. Per quantità di consumo della fibra dell’ordine di 3 g al giorno, la colesterolemia Ldl si riduce del 5-6%.

In conclusioni, quali raccomandazioni vi sentire di suggerire?

L'uso di sostanze di origine alimentare per l'abbassamento dei lipidi può essere una alternativa alla terapia convenzionale, come supporto a una dieta corretta, in pazienti con profilo di rischio medio-basso e resistenza o intolleranza al trattamento. Va tenuto presente che gli integratori/nutraceutici non sono considerati farmaci e quindi non necessitano di un iter sperimentale analogo. Non sono sottoposti alle normative di produzione/richieste per i farmaci, ma alla normativa igienico sanitaria di produzione alimentare. Sono sicuri e meglio tollerati dei farmaci, solo se realizzati con uno stretto controllo del processo di produzione e adeguatamente sperimentati in studi clinici.

 In termini di sicurezza e qualità dei prodotti?

Gli integratori alimentari in commercio possono avere evidente differenza qualitativa tra loro ed è importante dunque scegliere prodotti fabbricati in accordo con le Good manufacturing practices previste per i farmaci, con garanzia di una composizione standardizzata costante e priva di contaminanti e studi clinici a supporto di efficacia e sicurezza; infine va ricordato che sono state poste in commercio diverse associazioni di nutraceutici con l’obiettivo  di ridurre i dosaggi dei principi attivi e i possibili effetti collaterali, rendendone massimi gli effetti.

Nicola Miglino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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