Sicurezza dell’acido lipoico: i dati dell’Istituto superiore di sanità

16 Settembre 2020

Gli integratori alimentari a base di acido alfa lipoico sono sempre più frequentemente utilizzati nella pratica clinica, benché poche siano le informazioni legate alla sicurezza. Un contributo rilevante è stato dato di recente dall’Istituto superiore di sanità (Iss) che ha raccolto le segnalazioni spontanee degli ultimi 20 anni pervenite al suo database di fitovigilanza, pubblicando di recente le conclusioni dell’analisi su Clinical nutrition.

Abbiamo chiesto a Francesca Menniti-Ippolito dell’Unità di farmacoepidemiologia e farmacovigilanza presso il Centro Nazionale per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss, nonché primo ricercatore dello studio, di raccontarci i principali risultati.

D.ssa Menniti, come mai avete deciso di fare un’analisi sulla sicurezza dell’acido lipoico?

Dal 2002 è attivo un sistema di raccolta e analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a integratori alimentari o preparazioni magistrali, detto anche sistema di fitovigilanza. Tale attività, coordinata dall’Iss, è svolta separatamente dalla farmacovigilanza, che riguarda la sicurezza solo dei farmaci registrati. È possibile per chiunque osservi un evento avverso a un integratore alimentare o a una preparazione galenica magistrale segnalarlo online attraverso la piattaforma Vigierbe, www.vigierbe.it. Dalle analisi che periodicamente svolgiamo sulle segnalazioni pervenute è emerso che un numero considerevole di eventi si erano verificati in persone che avevano assunto integratori contenenti acido lipoico.

Quant’è diffuso e per quali scopi l’impiego di integratori con acido lipoico in Italia?

Non conosciamo i dati di uso nella popolazione. Sono informazioni a disposizione delle aziende produttrici. Da quanto riportato sulle segnalazioni pervenute sappiamo che gli integratori erano stati utilizzati principalmente lombosciatalgia, sindrome del tunnel carpale e a scopo dimagrante.

Com’è stata condotta la ricerca?

Abbiamo estratto da tutte le segnalazioni registrate in Vigierbe, quelle in cui era indicato l’uso di acido lipoico. Per ognuna è stato valutato il livello di imputabilità, ovvero la probabilità di associazione, delle reazioni segnalata con l’integratore. Per confrontare i nostri risultati con dati internazionali, sono stati consultati anche altri data base internazionali di reazioni avverse, che hanno confermato i nostri risultati. Ovviamente, come si fa sempre, per supportare i nostri risultati sono stati recuperati gli articoli già pubblicati sui rischi nella assunzione di acido lipoico.

Quali risultati a siete riusciti a evidenziare?

Da marzo 2002 a febbraio 2020, su un totale di 2.147 segnalazioni, ne sono state raccolte dal sistema di fitovigilanza 116, relative a 212 sospette reazioni avverse a integratori alimentari a base di acido lipoico. Le segnalazioni hanno riguardato donne nel 68% dei casi. Le reazioni più frequenti sono state a carico della pelle e del sistema gastrointestinale. Quasi il 40% degli eventi sono stati indicati come gravi. Tra gli eventi gravi, da sottolineare 10 casi di iperinsulinemia autoimmune. Questa rara condizione, anche nota come sindrome di Hirata, è una gravissima reazione avversa che si manifesta con una severa ipoglicemia. Sebbene la sindrome di Hirata sia nota in Giappone, la sua diagnosi e la sua possibile associazione con l’assunzione di acido lipoico non è così conosciuta nei paesi occidentali. L’alta prevalenza nell’Europa Meridionale dell’antigene leucocitario umano DRB1*04:03, implicato nella suscettibilità genetica della sindrome di Hirata, insieme a un alto consumo di integratori in Italia e alla presenza di un sistema di segnalazione di sospette reazioni avverse a integratori alimentari, possono essere fattori che hanno permesso di individuare tale segnale.

Che conclusioni si possono trarre da suggerire rispetto all’impiego di acido lipoico?

I clinici dovrebbero essere a conoscenza della possibile insorgenza della reazione avversa sopra descritta, sia nei pazienti diabetici, in particolare in quelli non trattati con sulfaniluree, che nei pazienti non diabetici, qualora mostrino ipoglicemia durante l’uso di integratori alimentari a base di acido lipoico. La somministrazione di corticosteroidi ad alti dosaggi si è dimostrata efficace per il trattamento di tali pazienti. Anche in questo, come in altri casi, si sottolinea che è importante che chi utilizza e chi consiglia integratori alimentari sia consapevole che tali prodotti possono provocare reazioni avverse, talora anche gravi. A tale riguardo, si ricorda l’importanza della segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse al sistema di fitovigilanza coordinato dall’Iss.

Nicola Miglino

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