Effetto su peso e rischio metabolico, vincono Dieta mediterranea e Dash

07 Luglio 2020

Il gruppo giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) ha recentemente pubblicato una revisione sistematica in cui ha analizzato i punti di forza e di debolezza di tutte le diete dimagranti e dei modelli alimentari disponibili in letteratura scientifica. Prima firma, Monica Dinu, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica all’Università degli studi di Firenze, che ha raccontato i risultati principali nel corso del recente convegno Nutrimi 2020.

D.ssa Dinu, quali sono stati i presupposti del vostro lavoro?

Nonostante medici e nutrizionisti sottolineino con forza i vantaggi collegati a un’alimentazione bilanciata, i dati mostrano un aumento dei comportamenti a rischio. Tra questi, anche pratiche infondate, diete drastiche o squilibrate dal punto di vista nutrizionale, che oltre a non essere efficaci per perdere peso nel lungo periodo, possono contribuire a peggiorare lo stato di salute. Stabilire quali sono le diete più efficaci in termini di riduzione di peso, ma anche di miglioramento del rischio cardiovascolare, è fondamentale per elaborare raccomandazioni e guidare gli operatori sanitari e la popolazione generale nella scelta della strategia dimagrante migliore.

Che tipo di ricerca avete condotto?

Nel lavoro sono state incluse 80 metanalisi di studi randomizzati controllati, condotte su adulti, che hanno confrontato l’effetto di una dieta di intervento rispetto a diete di controllo. Oltre alla qualità delle singole metanalisi, sono state valutate la validità e la forza dell’evidenza a supporto dei risultati osservati, tenendo conto della numerosità della popolazione in esame, della potenza statistica del dato, dell’eterogeneità tra gli studi e della possibile presenza di bias.

Quali modelli dietetici avete messo a confronto e su quali parametri?

Questa analisi ha permesso di valutare numerose diete, tra cui quelle a basso contenuto di carboidrati o grassi, le diete iperproteiche, le diete a basso indice/carico glicemico, la restrizione calorica intermittente, la dieta mediterranea, la dieta Nordica, le diete vegetariane, la dieta Dash, la dieta Portfolio e la dieta paleolitica. I parametri valutati, oltre al peso, sono stati l’indice di massa corporea, i livelli ematici di colesterolo totale, Ldl, Hdl e trigliceridi, quelli di glucosio, insulina, emoglobina glicata e la pressione arteriosa. Se per alcune di queste, come le diete a basso contenuto di carboidrati o la dieta mediterranea, il numero di studi presente in letteratura è più consistente, per altre è veramente limitato. Anche la qualità metodologica degli studi risulta variabile, un aspetto fondamentale nel momento in cui si valuta la rilevanza di un dato.

A quali conclusioni siete giunti?

Per quanto riguarda gli effetti sul peso, l’analisi dei dati ha suggerito che una riduzione dell’apporto energetico si traduce quasi sempre in una perdita di peso, a prescindere dal tipo di dieta utilizzato. Sicuramente la dieta mediterranea è quella che fornisce le migliori prove in termini di miglioramento ponderale, Bmi, colesterolo totale, glicemia e pressione sanguigna. Anche la Dash si rivela efficace su peso e pressione.  Le diete iperproteiche o la dieta paleolitica non solo non risultano più efficaci rispetto ad altre nel promuovere la perdita di peso nel lungo periodo, ma possono indurre effetti indesiderati su alcuni parametri rilevanti, primo tra tutti il profilo lipidico. Per altri modelli alimentari, come la dieta vegetariana o la dieta nordica, le evidenze a supporto sono ancora troppo limitate.

Quale messaggio possiamo dunque trasmettere dal punto di vista della pratica clinica?

Alla luce attuale delle evidenze, le diete migliori per gestire il peso e prevenire le malattie croniche non trasmissibili sono quelle bilanciate come la dieta mediterranea e la Dash che prevedono il consumo di tutti i gruppi alimentari e favoriscono l’apporto di verdura, frutta, cereali integrali e pesce. Diete drastiche o squilibrate dal punto di vista nutrizionale non solo non risultano più efficaci rispetto ad altre nel perdere peso nel lungo periodo, ma hanno anche effetti collaterali.

Nicola Miglino

 

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