Il valore dell’Angolo di fase come marker di meta-infiammazione

23 Giugno 2021

Si chiama Angolo di fase (PhA) ed è un marker di bioimpedenza non invasivo, utile per lo screening nutrizionale in diverse malattie. La sua correlazione con i livelli ematici di Proteina C-reattiva (Pcr), indicatore di infiammazione comunemente utilizzato nella pratica clinica, è stato oggetto di uno studio da poco pubblicato su Nutrients, con lo scopo di valutare se il PhA possa avere lo stesso valore predittivo della Pcr, con il vantaggio di un sistema di misurazione più semplice e pratico.

Ne abbiamo parlato con Luigi Barrea docente di Scienze e tecniche dietetiche applicate presso l’Università telematica Pegaso, prima firma dello studio, condotto insieme al suo gruppo di ricerca del Centro italiano per la cura e il benessere del paziente con obesità presso il dipartimento di Chirurgia generale, endocrinologica, Ortopedia e Riabilitazione all’Aou Federico II di Napoli, coordinato da Annamaria Colao.

Prof. Barrea, qual è il razionale alla base della ricerca di un nuovo marker di infiammazione?

Diverse patologie sono caratterizzate da una condizione sottostante di infiammazione cronica di basso grado, nota come meta-infiammazione, associata a livelli aumentati di alcuni mediatori come la proteina C-reattiva. Elevati livelli di proteina C-reattiva sono associati allo stress ossidativo e possono contribuire al danno cellulare. Tuttavia, il monitoraggio clinico dei livelli di proteina C-reattiva richiede la raccolta dei campioni ematici attraverso un prelievo venoso e un laboratorio analisi attrezzato per questi dosaggi biochimici. Tutto ciò potrebbe limitare la valutazione dello stato infiammatorio nella pratica clinica. Per questo gli studi clinici si stanno concentrando sulla ricerca di biomarker per la valutazione indiretta dello stato infiammatorio senza il prelievo venoso.

Ci spiega meglio che cos’è l’Angolo di fase?

Si tratta di un parametro grezzo ottenuto dall’esame bioimpedenziometrico. Una metodica semplice e non invasiva che riflette l'integrità e le dimensioni della membrana cellulare, utilizzata come indicatore della cellularità corporea. Un PhA basso suggerisce morte e/o ridotta integrità cellulare. Al contrario, valori elevati suggeriscono membrane cellulari intatte e un’elevata massa cellulare. È interessante notare, come da noi già precedentemente dimostrato, che l’angolo di fase rappresenta uno strumento di screening per l'identificazione della meta-infiammazione in pazienti con obesità, sindrome dell'ovaio policistico, ipovitaminosi D, idrosadenite suppurativa, psoriasi. Nei tumori neuroendocrini, inoltre, può essere un valido strumento di valutazione della severità clinica della patologia.

Quali sono i risultati del vostro lavoro appena pubblicato?

Lo studio è stato condotto su 1.855 soggetti, 680 maschi e 1.175 femmine, di età compresa tra 18 e 59 anni. Per la prima volta abbiamo riportato in un'ampia popolazione di soggetti adulti di entrambi i sessi l'associazione negativa tra i valori di angolo di fase e i livelli di proteina c-reattiva. Tale correlazione è risultata indipendente dai comuni fattori confondenti sia dell’angolo di fase che dei livelli di proteina c-reattiva, come il sesso dei partecipanti e la loro aderenza alla dieta Mediterranea, fattori che influenzano entrambi l’angolo di fase.

Quali sono le implicazioni pratiche per i nutrizionisti?

L’associazione PhA/Pcr riporta una nuova potenziale utilità dell’angolo di fase come predittore più affidabile della meta-infiammazione rispetto ad altre misure antropometriche comunemente utilizzate nella pratica clinica, come il Bmi e la circonferenza vita. In particolare, un angolo di fase ≤ 5.5° nei maschi e ≤ 5.4° nelle femmine identificano i livelli più alti di proteina c-reattiva che dovrebbero essere posti sotto attenzione nella pratica clinica dai Nutrizionisti.

Che conclusioni possiamo trarre?

I nostri risultati indicano che l’angolo di fase può essere una misura facile e affidabile per rilevare la meta-infiammazione, evitando il prelievo venoso e limitando i costosi test biochimici di dosaggio della proteina c-reattiva. Infine, i nostri dati evidenziano l'importanza della valutazione della composizione corporea e, in particolare, dell’angolo di fase, come buona pratica clinica per i nutrizionisti che dovrebbero usare questo parametro non soltanto per la prescrizione del protocollo dietetico ma anche per lo screening e il monitoraggio della meta-infiammazione, grazie ai quali è possibile identificare i soggetti ad alto rischio di infiammazione da indirizzare al medico specialista per le ulteriori valutazioni biochimiche.

Nicola Miglino

 

 

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