Steatosi epatica nei pazienti celiaci: i rischi dei prodotti dietoterapici

30 Agosto 2022

Recentemente è stato segnalato un aumento del rischio di steatosi epatica non alcolica in pazienti con celiachia, costretti a seguire una dieta priva di glutine. Principale indiziata, la composizione nutrizionale degli alimenti senza glutine confezionati. Ipotesi, però, non sufficientemente indagata. Un utile contributo al tema arriva da uno studio di alcuni ricercatori bolognesi pubblicato su Nutrients. Ne abbiamo parlato con Francesco Tovoli, del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna e coordinatore dello studio.

Prof. Tovoli, su quali basi è nata l’idea di questa ricerca?

I prodotti dietoterapici senza glutine hanno rivoluzionato l'alimentazione dei pazienti celiaci, consentendo una riduzione delle problematiche nella gestione della dieta aglutinata grazie alle loro sempre maggiori diffusione e palatabilità. Diversi studi in vari Paesi hanno mostrato che la loro composizione nutrizionale è caratterizzata da un maggiore contenuto di lipidi e carboidrati e un minore tenore di fibre rispetto ai corrispettivi prodotti contenenti glutine. Per questo motivo, tali prodotti vengono spesso ritenuti i principali indiziati del maggior rischio di sindrome metabolica e steatosi epatica riscontrato nei pazienti celiaci dopo l'inizio della dieta senza glutine. Tuttavia, il reale nesso tra questi prodotti e le alterazioni metaboliche non era mai stato indagato, contribuendo a generare incertezze e timori.

Com’è stato condotto lo studio?

Lo studio è stato svolto coinvolgendo attivamente i pazienti con malattia celiaca che vediamo settimanalmente presso i nostri ambulatori. A tutti coloro che fossero in dieta aglutinata stretta da almeno sei mesi è stato somministrato un questionario ed effettuata un’ecografia per verificare se fosse presente steatosi epatica. Il questionario era di rapida compilazione e chiedeva informazioni sul consumo di nove diverse categorie di prodotti senza glutine: farine, pane e prodotti da forno, pasta, cereali per la colazione, biscotti e torte per la colazione, snack dolci, snack salati, cibi pronti dolci, cibi pronti salati. È stato calcolato un punteggio che misurava il consumo complessivo di prodotti dietoterapici senza glutine e diversi punteggi per le singole categorie. Abbiamo infine verificato se i punteggi fossero diversi tra i pazienti con e senza steatosi epatica, una volta tenuto conto dei fattori di confondimento.

Quali risultati avete potuto osservare?

Prima di tutto, abbiamo notato come si confermasse un dato già evidenziato in un nostro precedente studio, cioè la presenza di steatosi epatica in un discreto numero di pazienti con celiachia a dieta, pari a circa il 30%, senza risparmio dei magri e dei giovani. La presenza di steatosi epatica era correlata a un più alto punteggio globale del questionario, indipendentemente dai classici fattori di rischio come sovrappeso, diabete, colesterolo, trigliceridi. Alti consumi di tre categorie di prodotti erano particolarmente associati alla presenza di steatosi: pane e prodotti da forno, cibi pronti salati e cibi pronti dolci.

Quali conclusioni se ne possono trarre nella pratica clinica?

I prodotti dietoterapici senza glutine non devono essere demonizzati come categoria in toto, ma bisogna prestare attenzione alle quantità introdotte nell'alimentazione quotidiana perché consumi troppo alti possono portare a steatosi epatica. Nel caso di alcuni specifici cibi, questa tendenza è particolarmente elevata e pertanto il loro consumo va monitorato con più attenzione. Il nostro studio può fornire ai colleghi che seguono pazienti celiaci un rapido metodo per verificare quali avviare a una più approfondita valutazione nutrizionale per ridurre il rischio.

Nicola Miglino

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