Dolore, diarrea, meteorismo, flatulenza. Sono questi i sintomi più comuni e fastidiosi in caso di intestino irritabile. Per ogni disturbo o patologia ci possono essere regimi alimentari più appropriati o accortezze, da seguire anche per tutta la vita, insieme alle terapie farmacologiche.

Si è concluso nei giorni scorsi a Rimini il VI Meeting nazionale Pazienti e Famiglie Fabry, organizzato annualmente dall’Associazione italiana Anderson-Fabry. Tra gli argomenti chiave di quest’anno, l’importanza dell’alimentazione nella gestione della patologia.

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria intestinale cronica, progressiva e distruttiva che può interessare qualsiasi parte del tratto gastrointestinale. Si presume che diversi tipi di dieta possano migliorarne o peggiorarne i sintomi gastrointestinali e, con l’obiettivo clinico di fornire al paziente i migliori consigli dietetici, molto sono gli studi che ne hanno valutato l’impatto sulla malattia.

Identificati ceppi batterici in grado di predire la risposta a una dieta a basso contenuto di Fodmap in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile. Una scoperta, pubblicata su Gut,  che apre la strada a nuove possibilità di trattamento di una patologia che, solo in Italia, colpisce circa 250 mila persone, secondo i dati di Amici onlus.

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