Labomar si quota in Borsa e punta dritto al mercato internazionale

07 Ottobre 2020

Debutto in Borsa per Labomar, azienda trevisana specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi. La campanella di Piazza Affari a Milano è suonata lo scorso lunedì 5 ottobre, celebrando la collocazione di quasi 5 milioni di azioni per un controvalore di circa 30 milioni di euro, a fronte di una domanda superiore a 120. Sei euro ad azione il prezzo per una capitalizzazione che sfiora i 111 milioni.

“Siamo molto orgogliosi e carichi”, sottolinea Walter Bertin, fondatore e Amministratore delegato di Labomar. “Grazie al successo della quotazione avremo le risorse per realizzare i nostri progetti. Intendiamo consolidare la nostra posizione nel mercato italiano e continuare la nostra espansione geografica sviluppandoci anche per linee esterne e, dopo il successo dell’acquisizione di ImportFab in Canada, valutando possibili nuove acquisizioni in altri Paesi”.

Labomar è nata a Istrana (Tv) nel 1998, quando Bertin, chimico di terza generazione, da sempre appassionato di materie prime naturali e interessato a comprendere i segreti delle formulazioni galeniche, decise di trasformare il piccolo laboratorio della sua farmacia. Oggi è una realtà con 300 dipendenti, sei stabilimenti e 16 brevetti registrati.

Nel 2019 ha messo piede in Canada, acquisendo ImportFab che opera da 30 anni nel mercato farmaceutico, cosmetico e nutraceutico nordamericano, chiudendo l’anno con 56,6 milioni di ricavi. Nel primo semestre 2020, in piena pandemia, non ha mai chiuso raggiungendo 33 milioni di euro di ricavi consolidati.

“Nonostante l’emergenza, credo ci siano opportunità per le imprese che investono in innovazione”, conclude Bertin. “Il mercato degli integratori è in forte crescita in Italia e in Europa e riceviamo richieste anche da aziende prima non interessate. Entro l’anno lanceremo altri quattro-cinque prodotti per le difese immunitarie. Una cosa è certa, però: la quotazione in Borsa non cambierà il nostro Dna. Anzi, ci darà modo di accelerare il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati e di pensare ad altri progetti”.

Nicola Miglino

 

 

 

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