Integratori e claim anti-Covid, in Italia sanzioni record. Federsalus: “Aziende rispettino regole”

16 Dicembre 2020

Tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea l’Italia è quello che, da inizio pandemia, ha emesso il maggior numero di provvedimenti contro infrazioni legate a messaggi e comunicazioni fuorvianti sull’impiego di integratori contro Covid-19. A inizio dicembre, la Dg Sante, ovvero la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commission europea, ha quantificato in 600 il numero totale di contestazioni dei singoli Paesi a pubblicità ingannevoli. Di queste, ben 205 si sono registrate solo in Italia, seguita da Germania (61), Paesi Bassi (53), Francia (46) e Repubblica Ceca (42).

Ne parliamo con Andrea Zanardi (Foto), presidente di Federsalus, associazione che rappresenta l’industria italiana del settore.

Dr. Zanardi, siamo il Paese che in Ue ha emesso con più frequenza provvedimenti nei confronti di messaggi su effetti protettivi o curativi di integratori contro Covid-19. Qual è la posizione di Federsalus?

Dallo scoppio della pandemia, abbiamo sempre ribadito attraverso i nostri canali di comunicazione, raccogliendo anche il contributo di autorevoli esperti, che né per diete specifiche, né per nutraceutici esistono prove di effetto riguardo l’infezione da coronavirus. Federsalus è costantemente impegnata a incoraggiare una comunicazione commerciale degli integratori alimentari corretta e trasparente, con iniziative specifiche su questo tema.

Che tipo di azioni avete intrapreso a tutela del comparto per far fronte a situazioni come questa?  

Dal 2015 Federsalus aderisce allo Iap, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, che da oltre 50 anni fissa le regole per una pubblicità corretta a tutela dei consumatori e della leale concorrenza tra le imprese. Le aziende che si associano a Federsalus sono tenute a sottoscrivere e rispettare le linee guida in materia di regolamentazione della comunicazione commerciale e di aggiornamento scientifico sugli integratori alimentari, a osservare lo statuto, il codice deontologico e le regole di utilizzo dei marchi Federsalus. L’Associazione è molto attenta a vagliare le nuove realtà entranti che, sottoposte a uno specifico iter di adesione, devono essere conformi al quadro regolatorio.

Non ritenete che tali comportamenti possano solo danneggiare un settore che cerca di darsi regole stringenti in termini di solidità di studi scientifici, qualità di produzione e comunicazione trasparente?

Certamente e proprio per questo siamo fortemente impegnati a contrastare l’utilizzo non conforme del regolamento claim per difendere il mercato più grande in Europa. Il comparto degli integratori alimentari è caratterizzato da elevati standard produttivi e da un prodotto finale di alta qualità, che rischia di vedere minata la propria credibilità e reputazione se gli attori che lo compongono non rispettano le regole. La corretta comunicazione è un tema importante per un settore serio e di eccellenza. 

Qual è l’impegno di Federsalus, in Italia e in Europa, nel favorire un quadro normativo più rigoroso?

In raccordo con la Federazione di riferimento in Europa, l’Ehpm (European federation of associations of health products manufacturers, ndr), di cui Federsalus è membro attivo, stiamo monitorando i dossier aperti a Bruxelles. I gruppi di studio Federsalus lavorano su tematiche specifiche in raccordo con i gruppi analoghi costituiti in Ehpm. Il gruppo Qualità e Regolatorio, in particolare, è attivo su diversi fronti: omogeneizzazione dei limiti massimi di vitamine e minerali in ambito Ue; Additives IYC formula; possibili conseguenze per le aziende a seguito della scadenza il 19/01/2022 della deroga per marchi/nomi di marca ai sensi del Regolamento claims; acido lipoico, clean labels e novel food. Inoltre, ci stiamo impegnando particolarmente nella difesa degli ingredienti attualmente sottoposti alla procedura dell’Art. 8 Reg. 1925/2006 per la verifica della loro sicurezza. A novembre gli Stati membri hanno votato la proposta di regolamento della Commissione per quanto riguarda le specie botaniche contenenti derivati idrossiantracenici la cui entrata in vigore impatterebbe molto negativamente sul mercato per diversi prodotti contenenti idrossiantraceni e costituirebbe anche un precedente molto pericoloso per altre sostanze che sono in valutazione, quali, per esempio, monacoline e acido alfa lipoico. È quindi in esame da parte di Federsalus e di Ehpm una serie di iniziative per sensibilizzare il Parlamento europeo e l’opinione pubblica sul provvedimento.

Nicola Miglino

 

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