Epatotossicità da curcumina: Iss pubblica il bilancio di quanto accaduto due anni fa

19 Gennaio 2021

Erano i primi mesi del 2019 quando le cronache hanno cominciato a riportare una serie di casi di epatotossicità legati al consumo di prodotti a base di curcumina. A fare il bilancio di quanto accaduto, dell’attività di fitovigilanza e dei risultati delle analisi chimiche dei prodotti sospetti, un articolo pubblicato recentemente sugli Annali dell’Istituto superiore di sanità (Iss). A riferircene, Francesca Menniti e Ilaria Ippoliti, dell’Unità di Farmacoepidemiologia e Farmacovigilanza presso il Centro nazionale per la ricerca e la valutazione dei farmaci dell’Iss.

D.ssa Menniti, intanto ci riepiloga quanto accaduto due anni fa?

Tra dicembre 2018 e luglio 2019 sono pervenute al sistema di fitosorveglianza, gestito dall’Istituto superiore di sanità, 28 segnalazioni di reazioni avverse, con sintomi attribuibili a danno epatico, associate a prodotti contenenti curcuma. Circa il 70% dei prodotti sospetti erano integratori alimentari contenenti curcumina ad alto titolo e piperina in varie quantità, mentre i restanti prodotti, tra cui anche tisane e alimenti, contenevano anche altri ingredienti. Il ministero della Salute, tempestivamente informato, ha disposto la sospensione dal commercio dei lotti dei prodotti sospetti. Il primo passo che ha permesso di evidenziare un segnale di allarme è stato quello di valutare la correlazione causale tra l’assunzione dei prodotti sospetti e l’insorgenza delle reazioni avverse. Parallelamente all’interno dello stesso istituto è stata effettuata un’analisi qualitativa e quantitativa di alcuni campioni dei prodotti segnalati. Le analisi effettuate si basavano sia sulla caratterizzazione qualitativa e quantitativa dei costituenti del prodotto finito che sulla ricerca di eventuali contaminanti accidentali o di sostanze aggiunte volontariamente come adulteranti.

D.ssa Ippoliti, che tipo di attività è stata svolta da una parte per monitorare le segnalazioni e, dall’altra, per approfondire il rapporto causa-effetto?

Il sistema di fitosorveglianza coordinato dall’Iss raccoglie le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse associate a integratori alimentari, preparazioni galeniche magistrali e prodotti erboristici. La segnalazione viene effettuata online attraverso la piattaforma Vigierbe: www.vigierbe.it. Le segnalazioni vengono monitorate costantemente. Tale monitoraggio ha permesso di rilevare prontamente un segnale di allarme relativo ai prodotti contenenti curcuma. La valutazione della eventuale correlazione tra l’assunzione dei prodotti e le segnalazioni di epatiti è stata effettuata con una scala di causalità elaborata dall’Oms e opportunamente riadattata, che ha richiesto tra l’altro, anche l’approfondimento di evidenze presenti in letteratura. Per ciascun soggetto ospedalizzato, la quasi totalità dei casi segnalati, sono stati richiesti e analizzati i dati clinici ottenuti dagli ospedali e i relativi follow-up. Inoltre, tramite il Focal point dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare - Efsa - è stata inviata una richiesta ai paesi europei per verificare l’eventuale presenza di segnalazioni di epatiti associate a prodotti contenenti curcuma anche in altri paesi.

A quali conclusioni siete giunti?

È stato confermato un segnale di rischio per i prodotti segnalati contenenti curcuma. Ciò è stato stabilito tenendo conto di diversi fattori tra cui la frequenza dei casi di danno epatico, l'omogeneità delle diagnosi e il tipo di prodotti assunti dai soggetti, che nella maggior parte dei casi contenevano curcumina ad alto titolo e associata ad altre sostanze. L’Efsa ha stabilito che per la curcumina la Dose giornaliera accettabile - Dga -, cioè un valore che rappresenta la quantità di sostanza che può essere assunta ogni giorno per tutta la vita senza effetti negativi riscontrabili, è pari a 3 mg/kg/die. Tuttavia, è da precisare che tale valore è stato valutato soltanto per la singola sostanza curcumina senza, perciò, tener conto di eventuali molecole associate in grado di aumentarne la biodisponibilità. Dalle analisi effettuate è emerso che i prodotti analizzati erano formulati con associazioni di sostanze volte ad aumentare l’assorbimento di curcumina. In conclusione, sulla base delle prove raccolte e sulle conoscenze a disposizione, non è stato possibile escludere il legame causa-effetto tra l‘assunzione dei prodotti contenenti curcuma e curcumina e i danni a livello epatico, soprattutto in relazione al dosaggio e alla formulazione dei prodotti in questione. Il ministero della Salute, a seguito degli eventi sopra descritti, ha stabilito che ciascuno integratore alimentare contenente curcuma dovesse riportare in etichetta un’avvertenza specifica rivolta ai soggetti con alterazioni della funzionalità del sistema epatobiliare specificando inoltre che l’utilizzo di tali prodotti dovesse essere sempre comunicato al medico curante soprattutto nel caso in cui i soggetti assumano anche farmaci in concomitanza.

D.ssa Menniti, alla luce di tali conclusioni, che tipo di raccomandazioni suggerire, infine, sull’impiego di integratori a base di curcumina?

I segnali di rischio emersi possono essere potenzialmente osservati per qualsiasi altro prodotto o sostanza disponibile sul mercato. L'analisi dettagliata delle segnalazioni spontanee rappresenta il primo passo per affrontare questi problemi e adottare misure di intervento adeguate volte a garantire la sicurezza di prodotti di origine naturale quali soprattutto integratori alimentari. A tale riguardo, si ricorda l’importanza della segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse al sistema di fitovigilanza coordinato dall’Iss. Il caso della curcuma qui descritto è solo un esempio del fatto che nessun prodotto di origine naturale è di per sé sicuro ed è sempre necessario farne un uso corretto e consapevole. Inoltre, è sempre opportuno ricordare che la natura stessa degli integratori è quella di avere effetti nutritivi o fisiologici e non devono perciò essere considerati come prodotti da assumere per fini terapeutici.

Nicola Miglino

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