Tassa sulle bevande zuccherate: in Uk funziona, senza danni all’industria

17 Marzo 2021

Una tassa sulle bevande zuccherate genera consumi più salutari senza alcun danno al mercato. Questo quanto suggerito da uno studio pubblicato sul British medical journal che ha fotografato la situazione nel Regno Unito a seguito dell’introduzione, nel 2018, della Uk soft drinks industry levy (Sdil), una forma di tassazione progressiva dei soft drinks sulla base del contenuto in zucchero.

Nello specifico, si tratta di un sovrapprezzo così strutturato: £0,24/L per bevande con più di 8g di zucchero/100 ml; £0,18/L con livelli tra 5 e 8g/100 ml; nessuna tassazione sotto i 5g/100 ml.

I ricercatori, guidati dall'unità di epidemiologia dell'Università di Cambridge, hanno valutato i cambiamenti negli acquisti domestici di bevande e dolciumi prima e dopo l'implementazione della Sdil, da marzo 2014 a marzo 2019.

Sono stati presi in esame 31 milioni di acquisti effettuati da circa 22 mila famiglie che hanno tenuto il conto di tutti gli alimenti e le bevande consumati a casa su base settimanale, compresi quelli ordinati online.

I risultati indicano che il volume totale di soft drinks acquistati non è cambiato prima e dopo l’introduzione dell’imposta, mentre il consumo di zucchero per famiglia è diminuito di 30 g/settimana, pari a un -10%. Fenomeno interessante è che la sugar tax non ha indotto consumi alternativi, quali, per esempio, bevande alcoliche o dolciumi vari.

“Si tratta di evidenze rilevanti, in quanto sottolineano che una tassa sullo zucchero per le bevande analcoliche consente benefici per la salute pubblica senza arrecare danno all'industria. Dunque, il provvedimento determina i risultati previsti, fornendo da una parte un modello anche ad altri paesi che stanno studiando interventi simili e, dall’altra, la premessa per interventi ancora più restrittivi”.

Nicola Miglino

 

 

 

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