Monitorare i livelli di vitamina D nel sangue in caso di ictus come marker predittivo del rischio di recidiva. Queste le conclusioni di una metanalisi di recente pubblicata su Nutrients. A parlarcene, Lanfranco D’Elia, Veronica Abate e Anita Vergatti del dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”, tra gli Autori dello studio.

Alice Italia Odv, Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, punta i fari contro rischi cardio e cerebrovascolari dell’iperomocisteinemia. In una nota, si sottolinea, infatti, come l’omocisteina, aminoacido presente in piccole quantità nell’organismo, nelle persone sane, si trasformi grazie all’acido folico e alle vitamine B6 e B12. Può succedere, però, che in caso di particolari patologie, di mutazione del gene Mthfr o di diete sbilanciate si verifichi un incremento dei valori plasmatici.

Un consumo elevato di alimenti trasformati industrialmente aumenta significativamente il rischio di un secondo infarto o di un ictus fatale, anche seguendo i precetti di una dieta salutare come quella mediterranea. Questi i risultati di uno studio condotto dal dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli (Is) e pubblicato sull'European heart journal, la rivista della Società europea di cardiologia.

Conferme per la capacità del sale iposodico, caratterizzato dalla sostituzione del cloruro di sodio con una quota più o meno importante di cloruro di potassio, di ridurre il rischio cardiovascolare in soggetti anziani e ipertesi, anche con precedente ictus. A riferircelo, i risultati di uno studio condotto in Cina e pubblicato nei giorni scorsi sul New England journal of medicine.

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