Aggiungere, tra gli effetti collaterali dei prodotti a base di Omega-3, il rischio di Fibrillazione atriale (Fa). Questo quanto deciso nei giorni scorsi dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) dell’Ema, sulla base di una procedura di valutazione che ha preso in esame revisioni sistematiche e metanalisi di studi clinici randomizzati e controllati che hanno evidenziato un aumento del rischio dose-dipendente di Fa in pazienti con malattie cardiovascolari accertate o fattori di rischio cardiovascolare trattati con Omega-3 rispetto al placebo.

Un’assunzione regolare ad alte dosi di vitamina D per cinque anni riduce il rischio di fibrillazione atriale (Fa) negli over 60. Questi i risultati dello studio Find (Finnish vitamin D trial), condotto da ricercatori dell'Università della Finlandia orientale e pubblicato di recente sull’American Heart journal.

Il consumo di caffeina non solo non espone al rischio di aritmie ma, al contrario, può anche sorprendentemente, rivelarsi un fattore protettivo. Questo quanto emerge da uno studio prospettico condotto da un gruppo di ricercatori americani e pubblicato di recente su Jama internal medicine.

 

Non esistono a oggi elementi per ritenere che l’aumento del rischio di fibrillazione atriale possa riguardare anche le persone sane che utilizzano integratori di Omega-3.
Così Integratori Italia, associazione che rappresenta l’industria del settore in seno a Union Food, afferente a Confidustria, sottolinea in un comunicato emesso dopo la pubblicazione sull’European heart journal – Cardiovascular pharmacotherapy, nei giorni scorsi, di una metanalisi in cui si evidenziava il rischio di comparsa di fibrillazione atriale con l’impiego di integratori a base di olio di pesce.

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