Nessun beneficio sugli esiti cardiovascolari dall’impiego di omega-3 in pazienti ad alto rischio in trattamento con statine. Questi i risultati di uno studio americano multicentrico randomizzato, in doppio cieco e con gruppo di controllo pubblicato nei giorni scorsi su Jama.

Oltre due terzi delle morti per cardiopatia nel mondo potrebbero essere prevenuti con diete più salutari, secondo uno studio pubblicato lo scorso venerdì 16 ottobre, Giornata mondiale dell'alimentazione, sull'European heart Journal - Quality of care and clinical outcomes, rivista della Società europea di cardiologia (Esc).

Negli ultimi anni, vuoi per passaparola tra i consumatori vuoi per effetto dei mezzi di comunicazione, l’uso dei semi di lino nell’alimentazione quotidiana è in forte crescita. Si tratta di un seme ampiamente conosciuto che ha recentemente guadagnato attenzione nel trattamento delle patologie cardiovascolari: è una buona fonte alimentare di acido α-linolenico, composti fenolici, fitoestrogeni e lignani e contiene proteine ​​di alta qualità e fibre solubili che possono modificare le concentrazioni sieriche di lipidi.

Il gruppo giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) ha recentemente pubblicato una revisione sistematica in cui ha analizzato i punti di forza e di debolezza di tutte le diete dimagranti e dei modelli alimentari disponibili in letteratura scientifica. Prima firma, Monica Dinu, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica all’Università degli studi di Firenze, che ha raccontato i risultati principali nel corso del recente convegno Nutrimi 2020.

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