Quasi il 90% della popolazione soffre di un eccesso di glucosio nel sangue, e la maggior parte nemmeno lo sa. I sintomi? Attacchi di fame, stanchezza cronica, sbalzi di umore, problemi alla pelle, invecchiamento precoce, infertilità e un aumento, nel tempo, del rischio di malattie infiammatorie come patologie cardiovascolari, cancro, Alzheimer e diabete.

Hos, ovvero human-oligosaccaridi. Parliamo di catene corte non digeribili di zuccheri (glucosio, galattosio, N-acetilglucosamina, fucosio e acido sialico) che rappresentano la terza componente più abbondante nel latte materno il cui carattere di prebiotici costituisce un elemento di forte interesse per i ricercatori. Proprio su questi aspetti, e su eventuali possibilità di aggiunta ai latti artificiali, si è concentrata una review da poco pubblicata su Advances in nutrition.

Un consumo eccessivo di fruttosio può portare a steatosi epatica non alcolica (Nafld) inducendo alterata permeabilità intestinale, conseguente endotossemia e induzione di sintesi di acidi grassi nel fegato. Il meccanismo è stato svelato da ricercatori della Uc San Diego school of medicine che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Nature Metabolism.

Una dieta ad alto contenuto di fruttosio può compromettere la capacità del fegato di metabolizzare i grassi. Un effetto specifico per questo zucchero semplice laddove, invece, il glucosio mostra capacità opposte.  Questo spiegherebbe perché una dieta ricca di fruttosio abbia un impatto sulla salute peggiore rispetto al glucosio, a parità di contenuto calorico. Sono questi i risultati di uno studio finanziato dagli Nih (National institutes of health), condotto da ricercatori del Joslin Diabetes Center di Boston e pubblicato su Cell metabolism

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