Due recenti studi hanno messo in evidenza un potenziale ruolo protettivo di vitamina B e D ne confronti del rischio demenza e declino cognitivo.

Le limitate opzioni farmacologiche a disposizione dei clinici nell’ambito delle malattie neurodegenerative stanno spingendo la ricerca verso lo studio di opzioni alternative, in particolare nella direzione di approcci dietetici basati sul consumo di polifenoli, in grado di rallentare la progressione del danno. Tra i polifenoli, l'acido ferulico è un derivato dell'acido idrossicinnamico, ampiamente distribuito in natura, soprattutto nella crusca dei cereali e nella frutta e noto per essere dotato di proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antidiabetiche, suggerendone un possibile impiego come strategia neuroprotettiva.

L'assunzione quotidiana di integratori multivitaminici (Mvm) per tre anni sembra in grado di migliorare la funzione cognitiva e rallentarne l’invecchiamento negli anziani. A sostenerlo, i risultati di uno studio osservazionale, pubblicato di recente su Alzheimer’s & Dementia: the journal of the Alzheimer’s association condotto da un gruppo di ricercatori americani della facoltà di Medicina dell'Università Wake Forest, del Brigham and women's hospital di Boston e della scuola di Medicina dell'Università di Harvard.

La carenza di acido folico (vitamina B9) in tarda età potrebbe rappresentare un utile marcatore di rischio per lo sviluppo di demenza, se non addirittura di mortalità. Il dato giunge da uno studio osservazionale condotto da ricercatori della Icahn school of medicine al Monte Sinai e pubblicato su Evidence based mental health, rivista del gruppo del British medical journal (Bmj).

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