ll mercato italiano degli integratori alimentari è sempre molto vivace. A rilevarlo, Iqvia, il provider globale di dati, analisi, ricerca clinica, consulenza e tecnologie innovative in ambito sanitario e farmaceutico. 

Il 2022 vede una crescita del 7% rispetto all’anno precedente del mercato che ruota intorno a salute e benessere nei vari canali di vendita (farmacie, parafarmacie, Gdo e on line). Se però si guarda nel dettaglio, ancor di più cresce il comparto integratori, con un balzo del +10%.

Nel 2020, il mercato dei lassativi in Italia ha registrato un boom raggiungendo un valore di  320 milioni di euro (valore prezzo al pubblico), più 5% rispetto al 2019 quando le vendite si erano attestate a 304 milioni. A volumi, invece, il mercato è aumentato del 3% durante il 2020, arrivando a 46,5 milioni di pezzi, rispetto ai 45,2 milioni di pezzi nel 2019.

Oltre 20 mila addetti, in un mercato complessivo nazionale che muove quasi 4 miliardi di euro e un’industria fiore all’occhiello anche per ciò che concerne l’export. È il quadro di un settore solido e in crescita quello che emerge dalla quinta indagine di settore “La filiera italiana dell’integratore alimentare”, condotta dal Centro studi Federsalus, in collaborazione con Iqvia, sulla base di 143 aziende intervistate.

Il fatturato industriale 2018 della filiera risulta di circa 3,7 miliardi di euro, in aumento per il 75% degli intervistati. La produzione è stata realizzata principalmente da aziende in conto terzi, mentre sul fronte occupazionale siamo intorno ai 22 mila addetti, in aumento per il 53% dei rispondenti.  Anche gli investimenti sono cresciuti nel 2018: l’80% è impiegato in marketing e comunicazione (28%), ricerca e sviluppo (23%), formazione (17%), impianti e nuovi macchinari (12%).

A fine 2019 il mercato degli integratori alimentari in Italia, il principale in Europa, ha raggiunto un valore di circa 3,6 miliardi di euro, cresciuto del 3,6% rispetto al 2018.

Il farmacista e il medico restano un punto di riferimento irrinunciabile per i consumatori. Nel 2019 ci sono state 28,6 milioni di prescrizioni mediche di integratori alimentari e la farmacia, sia essa “fisica” o virtuale, rimane il principale canale di vendita degli integratori che si confermano la seconda categoria dopo il farmaco su prescrizione e danno il maggior contributo alla crescita.

L’export rappresenta una delle principali leve del business: nel 2018 è stato pari a 735 milioni di euro e ha inciso complessivamente per il 20,1% del fatturato, in aumento per oltre metà delle aziende intervistate, collocando l’Italia, a fine 2018, al 7° posto dei Paesi maggiori esportatori di integratori alimentari.

“Il comparto rappresenta in Italia una punta di diamante sia a livello di consumi sia di produzione, tra le eccellenze che possono agganciare la ripresa economica e sulle quali auspichiamo il sostegno delle Istituzioni”, dice Andrea Zanardi, presidente Federsalus. “I dati raccolti dall’indagine mostrano un settore solido e dinamico, capace di innovare e con un’occupazione che secondo le aziende rispondenti è costante e/o in crescita. In questa fase difficile, il consumatore ha incluso l’integratore alimentare tra gli acquisti fondamentali, riconoscendone un ruolo nel mantenimento della salute e del benessere. Di fronte a un prodotto entrato nelle abitudini dei consumatori e a un mercato florido, il tema regolatorio a livello europeo acquista una rilevanza cruciale. Per questo Federsalus ha tra le sue priorità il rafforzamento del perimetro in cui si muovono le nostre aziende e auspica che il formalismo dei feedback presente nei regolamenti sia contestualizzato attraverso un’interlocuzione sui contenuti e su dati scientifici dimostrabili”.

Nicola Miglino

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