L’Italia vanta il più grande mercato degli integratori alimentari in Europa, oltre un quarto del suo totale, con attese di sfiorare i 5 miliardi di vendite nel 2025 e le prospettive di crescita mondiale sono molto favorevoli: quasi l’8% di crescita media annua, per un mercato globale vicino ai 240 miliardi dollari nel 2027. Questi i dati ribaditi di recente da Integratori & Salute, l’associazione nazionale che rappresenta il comparto degli integratori alimentari. Molti, però, si interrogano sulle reali evidenze scientifiche che giustificano un tale consumo, come sottolineato nel corso del XII congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica) tenutosi nei giorni scorsi a Bologna.

Si terrà a Bologna dal 15 al 17 settembre, presso l’Hotel Savoia Regency, il 12.mo congresso nazionale della Società italiana di nutraceutica (Sinut).

Dal 22 giugno prossimo, infatti, sarà vietata la vendita di prodotti contenenti singole porzioni per uso giornaliero con quantità uguale o maggiore a 3mg di monacolina, come stabilito dal Regolamento n. 2022/860 della Commissione Ue pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 giugno.

Pubblichiamo di seguito, il commento di Arrigo Cicero, presidente Società italiana di nutraceutica (Sinut), ai dati pubblicati da Il Salvagente su disaggregazione delle comprese e contenuto in monacolina K di 15 integratori in commercio a base di riso rosso fermentato.

Quello della mancata disgregazione è sicuramente un problema importante, già rilevato in passato. Tuttavia, i modelli in vitro possono fornire una stima di quanto succede nel tratto gastrointestinale umano, ma non rappresentano la verità assoluta. Infatti, la motilità gastrica è influenzata da mille fattori che vanno dall'età anagrafica al grado di attività fisica (nonché dalla distanza dell'assunzione della compressa dall'attività fisica stessa), dall'emotività alla presenza di cibo o meno nello stomaco, della salute dello stomaco e del sistema nervoso periferico, e così via.

Peraltro, anche l'acidità varia in funzione dell'emotività, dello stress, dell'abitudine tabagica, dell'assunzione di diversi tipi di cibo, dall'assunzione di antiacidi, di liquerizia.

Nel caso di integratori finalizzati al mantenimento di valori ottimali di colesterolo nel sangue (dato che non si possono definire ipocolesterolemizzanti) la questione della disgregazione o meno delle compresse in vitro è parzialmente bypassata dalla constatazione che il prodotto svolga la funzione desiderata o meno.

Il ministero della Salute, giustamente, coglie l'occasione per auspicare che le aziende siano più attente alla qualità formulativa e quindi più o meno esplicitamente le sprona a condurre più test.

Auspicabilmente, questo aprirà alla possibilità che il Ministero sproni anche le aziende a verificare che l'effetto atteso nel consumatore sia reale, ovvero che in studi clinici un prodotto che dovrebbe modulare i livelli di colesterolemia nel sangue li moduli davvero.

Questo, in automatico, eviterebbe, da un lato, problemi di interpretazione legati a test in vitro, la cui rigidità non è compatibile con la variabilità umana e, dall'altro, determinerebbe una selezione qualitativa degli integratori sul mercato, perché solo le aziende più serie e strutturate investirebbero in test clinici o utilizzerebbero materie prime testate clinicamente. Ed eviteremmo situazioni dove un prodotto gastroprotetto, con effetto dimostrato in più studi condotti nell'uomo, venga accusato di non disciogliersi nello stomaco...

Arrigo Cicero, presidente Società italiana di nutraceutica (Sinut)

Pagina 7 di 13
Top
Questo sito utilizza i cookies, che consentono di ottimizzarne le prestazioni e di offrire una migliore esperienza all'utente. More details…