Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare del cosiddetto asse intestino-cervello, noto anche come gut-brain-axis. Una relazione complessa, quella tra cervello e intestino, nella quale entrano in gioco diversi attori, con un ruolo di primo piano svolto dal sistema nervoso enterico e dal microbiota intestinale. Di psicobiotica e più in generale del ruolo che il microbiota e i probiotici possono giocare nel delicato equilibrio che regola il nostro sistema nervoso centrale e periferico abbiamo parlato con Bernardo Dell’Osso, direttore della Clinica psichiatrica all’Ospedale Sacco di Milano e Gianluca Serafini, docente di Psichiatria all’Università degli Studi di Genova.

Pubblicate quasi contemporaneamente sul Journal of family practice e su Gastroenterology due review con l’obiettivo di favorire linee di comportamento per i clinici sull’impiego dei probiotici.

Nei pazienti anziani con sindrome metabolica l’impiego di simbiotici, ovvero alimenti in cui sono simultaneamente presenti microrganismi probiotici e substrati prebiotici, aiuta a migliorare i principali marker di rischio cardiovascolare e di insulino-resistenza. Queste le conclusioni di uno studio clinico tutto italiano appena pubblicato su European journal of clinical nutrition.

Con un probiotico multiceppo, multispecie e multigenere si riesce a integrare i microorganismi mancanti e a contrastare i non idonei. Inoltre, proprio per le diverse caratteristiche dei vari ceppi, specie e generi, questi possono sinergizzare e favorire la colonizzazione intestinale. Questo il messaggio chiave di un press webinar tenuto di recente da Patrizia Brigidi, docente di Biotecnologia delle fermentazioni presso il dipartimento di Farmacia e Biotecnologie di Bologna, durante il quale si è voluto ribadire il concetto di fingerprint batterico, ovvero di come ciascun individuo possegga un microbiota proprio, un’impronta personale e unica, proprio come quella digitale.

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