Le aziende alimentari, con l’intervento delle istituzioni, devono ridurre la quantità di sale, seguendo le indicazioni più volte ribadite dall’Organizzazione mondiale della sanità. Questo l’appello lanciato da Meno Sale Piu Salute, il gruppo di lavoro Sinu (Società italiana nutrizione umana) coordinato da Pasquale Strazzullo e Giulia Cairella, in occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale, in calendario dal 15 al 21 maggio da Wassh (World action on salt, sugar and health). Obiettivo: richiamare l’attenzione sulla necessità di ridurre il contenuto di sale nei prodotti trasformati e nella ristorazione collettiva.

Un eccesso di sale nella dieta facilita la formazione di placche aterosclerotiche nei vasi di cuore e collo, con maggior rischio di infarto e ictus, anche nei normotesi. A sottolinearlo, uno studio pubblicato sull’ European heart journal – Open, il primo, di questo tipo, a esaminare l'associazione tra consumo di sale e aterosclerosi dei vasi a livello di collo e cuore. Una correlazione, tra l’altro, di tipo lineare: più sale si consuma, più l’aterosclerosi si fa significativa.

Il sale in tribunale, con la simulazione di un vero e proprio processo e “scontro” tra accusa e difesa. Verdetto finale? Colpevole per danni a cuore, reni e cervello. Assolto solo per un uso limitato e consapevole. È quanto accaduto nell’Aula Magna dell’Università di Milano lo scorso 1° marzo, sotto la regia di Omceo Milano.

I sali aromatizzati con erbe aromatiche e spezie mediterranee potrebbero essere utilizzati, in alternativa al comune sale da cucina, nella dieta quotidiana sia dei soggetti sani che nei pazienti con deficit olfattivi per ridurre la quantità di sale nella loro dieta. Questa la conclusione di una ricerca pubblicata di recente su Nutrients. A parlarcene, due degli Autori, Antonella Rosa e Carla Masala, del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Cagliari.

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