Gli individui affetti da celiachia sono più suscettibili alle insufficienze pancreatiche, alla disbiosi, alle insufficienze di lattasi e alle carenze di acido folico, zinco e magnesio, vitamina B12, ferro e vitamina D, nonché alla perdita ossea accelerata a causa di un aumento delle molecole di segnalazione infiammatorie. 

È una scoperta destinare a rivoluzione il mercato dei prodotti per celiaci quella pubblicata nei giorni scorsi sulle colonne di Nature. Un gruppo di ricercatori, guidati da Nick Sirijovski, del dipartimento di Chimica dell’Università svedese di Lund, ha infatti sequenziato il genoma dell’avena, svelando come il popolare cereale potrebbe essere adatto alla maggior parte delle persone affette da celiachia e intolleranza al glutine.

La pandemia, tra i tanti danni, ha anche tenuto nascosti molti casi di celiachia se è vero che, come emerge dalla Relazione al Parlamento 2020 appena pubblicata dal ministero della Salute, nel 2020 sono state effettuate 7.729 diagnosi contro le 11 mila dell’anno precedente.

Una gliadina modificata nella sua sequenza aminoacidica. Risultato: glutine “detossificato” adatto ad alimenti per celiaci e intolleranti al glutine, con proprietà nutrizionali e organolettiche superiori a quelle dei prodotti gluten free attualmente sul mercato. Questa la promessa di un team di ricercatori del Laboratorio di biotecnologie dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha brevettato un processo di trasformazione della gliadina frutto dell’integrazione di competenze che vanno dall’immunologia all’ingegneria proteica e dalle biotecnologie alla biochimica.

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