I simbiotici, intesi come combinazione di probiotici e prebiotici, si stanno affermando come una potenziale opzione terapeutica in grado di modulare il microbiota. Il razionale è solido: i probiotici introducono nuove specie mentre i prebiotici forniscono un substrato per le specie microbiche preesistenti. Dato che tutti gli esseri umani possiedono i generi Bifidobacterium e Lactobacillus nel loro microbiota intestinale, fornire substrati che alimentino questi batteri endogeni può quindi essere una strategia più efficace rispetto all’introduzione di specie batteriche esogene in un ecosistema resiliente.
Gli estratti di mirtillo rosso sono in grado di migliorare il microbiota intestinale con un potenziale ruolo nella protezione cardiometabolica. A evidenziarlo, i risultati di un piccolo studio clinico condotto da un gruppo di ricercatori canadese e pubblicato su npj Biofilms & Microbiomes, rivista del gruppo Nature.
La composizione del microbiota intestinale sembra incidere sul rischio di obesità, in maniera differente in relazione al sesso di appartenenza. L’argomento è stato oggetto di una presentazione all’European Congress on Obesity, tenutosi di recente a Venezia.
Probiotici, fermenti lattici, quanti nomi per definire prodotti di comune utilizzo. Ma i probiotici servono? Sono utili? Sono bufale? Perché non sono farmaci? Arrivano dove dovrebbero arrivare per svolgere la loro azione benefica? E il microbiota? E il micobiota? E il viroma?