Pubblicato in Videointerviste
Fabrizio Angelini
Presidente Sinseb (Società italiana nutrizione, sport e benessere)
Dagli anni Sessanta, nello sport si sono sempre usati i carboidrati come unica fonte di energia. Con il passare del tempo, si è fatta strada l’ipotesi di impiegare i grassi come carburante, conservando una quantità di proteine adatta al mantenimento della struttura muscolare. Quando si parla di dieta chetogenica si intende l’estremizzazione di una dieta a basso contenuto di carboidrati, una strategia che ha mosso i primi passi alla fine degli anni Novanta, con la dieta a zona di Barry Sears. Riducendo l’apporto di carboidrati, l’organismo brucia i grassi producendo tre corpi chetonici: acetone, acetoacetato e, soprattutto, beta-idrossibutirrato. Questi entrano nel ciclo metabolico per permettere la formazione di Atp, la molecola che consente ai muscoli di funzionare. Utile nel professionista come nell’amatore? Dipende dallo sport praticato e dagli obiettivi che ci si propone. Sul calo di peso e sul mantenimento della massa muscolare è una strategia utilizzabile. Dubbi, invece, sulla performance, in particolare nell’endurance e sull’aumento della massa muscolare. Parliamo, però, di una dietoterapia e, pertanto, va assolutamente scongiurato il fai da te.