Microbiota spia di patologie oculari: le nuove frontiere della ricerca

17 Novembre 2020

 “Sarà possibile in futuro diagnosticare alcune malattie oculari anche tramite l’esame del microbiota oculare e intestinale? Su questa materia siamo ancora all’anno zero: ci vorranno numerosi studi per confermare queste ipotesi, ma le evidenze potrebbero iniziare a suggerire questo”. Così Alberto Lanfernini, consigliere dell’Associazione italiana medici oculisti (Aimo), riunitasi a congresso nei giorni scorsi a Roma. “Senz’altro - prosegue Lanfernini - il tema è fortemente innovativo in oculistica, quasi una frontiera inesplorata, in cui ci si comincia ad affacciare”.

Durante il congresso si è parlato in particolare del microbiota intestinale e di come questo sia concausa di patologie e squilibri in vari organi, ponendo l’accento sui meccanismi fisiopatologici di questa correlazione basata sulla produzione di citochine e altri mediatori infiammatori sistemici che vanno a colpire a distanza strutture bersaglio.

“Il Malt è il sistema immunitario delle mucose, compresa quella congiuntivale: in questa ottica è comprensibile che ogni condizione di disregolazione immunitaria coinvolga anche gli occhi”, precisa Lanfernini. “La dieta è una variabile fondamentale per prendersi cura del microbiota intestinale e i probiotici hanno effetto riequilibratore in caso di disbiosi”.

Paola Bonci, oculista presso l’Opedale di Imola, ha riportato le evidenze in letteratura di quanto noto riguardo le correlazioni tra microbiota e glaucoma, degenerazione maculare, uveiti, occhio secco, citando recenti studi che rappresentano una novità “potenzialmente di rilievo per l’oculistica”. Scenari interessanti si prospettano anche sul fronte degli studi sulla metagenomica del microbiota oculare, sulle alterazioni del microbiota e le conseguenze in età pediatrica e sull’utilità dei probiotici in collirio nelle patologie infiammatorie della superficie oculare.

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