L’aggiornamento fornisce una guida per la gestione nutrizionale nel diabete, indicando un’ampia gamma di alimenti e modelli dietetici, con raccomandazioni chiave per le persone affette da diabete, in gran parte simili a quelle proposte per la popolazione generale. I messaggi importanti riguardano il consumo di alimenti vegetali come cereali integrali (grano integrale, farro, orzo, kamut, grano saraceno e grani antichi), verdure, frutta intera (preservando le fibre contenute nella buccia, laddove edibile), legumi, noci, semi oleosi (chia, sesamo, zucca, lino, papavero) e oli vegetali non tropicali e non idrogenati, riducendo al minimo il consumo di carni rosse e processate, sodio, bevande zuccherate e cereali raffinati da farina 00.
Secondo il panel, non sono consigliati in maniera stabile approcci dietoterapici “estremi”, ossia ad alto contenuto di carboidrati (>70%) o a ridotto contenuto di carboidrati (<40%). In merito a quest’ultimo approccio, è corretto precisare che un’ampia mole di evidenze ha dimostrato che la Vlckd (Very low calorie ketogenic diet) esercita significativi effetti favorevoli sui parametri sia antropometrici sia metabolici e che, mediante una rapida e significativa perdita di peso, può migliorare l’assetto glucidico e lipidico nel breve termine in soggetti con obesità e T2D. Tuttavia, la comunità scientifica è concorde nel sostenere che l’approccio Vlckd rappresenti una strategia da perseguire nel breve termine [3,4].
Di seguito, alcuni punti chiave delle raccomandazioni nutrizionali Dnsg/Easd del 2023 in merito all’assunzione dei macronutrienti:
Assunzione dei carboidrati
È consigliato preferire cereali integrali (grano integrale, farro, orzo, kamut, grano saraceno, e grani antichi) alle farine raffinate di tipo 00 e dovrebbe essere incoraggiato il consumo di alimenti naturalmente ricchi in fibre alimentari. L’assunzione di fibre alimentari dovrebbe essere di almeno 35 g al giorno (4 g per 1.000 kJ). Cereali integrali, verdure, legumi, semi, noci e frutti interi dovrebbero essere raccomandati come fonti di fibre alimentari. Inoltre, diete a basso indice glicemico o a basso carico glicemico possono essere raccomandate, a condizione che la loro composizione sia coerente con le raccomandazioni dietetiche generali per fibre alimentari, zuccheri, grassi saturi e proteine. L’assunzione di zuccheri semplici o aggiunti dovrebbe essere inferiore al 10% dell’apporto energetico totale.
Assunzione dei grassi
I grassi alimentari dovrebbero provenire principalmente da alimenti ricchi di grassi mono e polinsaturi, come noci, semi e oli vegetali non tropicali e non idrogenati. L’assunzione di grassi saturi e trans dovrebbe comprendere rispettivamente <10% e <1% dell’energia totale. Nel ridurre l’apporto di grassi saturi, la sostituzione dovrebbe essere effettuata principalmente con grassi polinsaturi di origine vegetale contenente sia acidi grassi n-6 sia n-3, e grassi monoinsaturi (pesce azzurro, avocado, noci, semi e oli vegetali non tropicali non idrogenati).
Assunzione di proteine
Nel caso di soggetti con diabete di età <65 anni e con una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGfr) >60 ml/min/1,73 m2, è consigliato un apporto proteico del 10-20% dell’energia totale. Assunzioni maggiori possono sono raccomandati per i pazienti di età ≥ 65 anni e con normale funzione renale. In particolare, per le persone affette da T2D e sovrappeso od obesità e con eGfr >60 ml/min/1,73 m2 può essere consigliato, nel contesto di una dieta dimagrante, un apporto proteico del 23-32% a breve termine, ossia non oltre 12 mesi. Diversamente, per pazienti con nefropatia diabetica moderata (fase 3a: eGfr <60 ma >45 ml/min/1,73 m2) si raccomanda un apporto proteico del 10-15%.
In conclusione, il panel scientifico Dnsg/Easd ha proposto alcuni modelli dietetici nella gestione del diabete. Si tratta di pattern dietetici che enfatizzano il consumo di cereali integrali, verdure e frutta (non particolarmente dolce), legumi, noci, semi e oli vegetali non tropicali non idrogenati, minimizzando il consumo di cereali raffinati, dolci, bevande zuccherate e carne (soprattutto carni rosse e processate). Tali modelli includono:
- La dieta mediterranea [5], ampiamente conosciuta in Italia, che migliora la glicemia e altri fattori di rischio cardiometabolici e riduce il rischio delle malattie cardiovascolari e della mortalità per tutte le cause.
- Il modello dietetico nordico [6], caratterizzato da cereali integrali (segale, orzo e avena), bacche, frutta (mele, pere), ortaggi, legumi, pesce, noci e olio di colza e latticini a basso contenuto di grassi, che riduce il Bmi e gli altri fattori di rischio cardiometabolici e decrementa il rischio di malattie cardiovascolari.
- Uno schema alimentare plant-based (prevalentemente vegetariano) [7,8], che ha dimostrato di migliorare la glicemia e gli altri fattori di rischio cardiometabolici.
Roberta Zupo, Dipartimento interdisciplinare di medicina (Dim), Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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