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Al contrario di quanto comunemente ritenuto, paliamo di due sostanze con scarsa biodisponibilità. Si tratta, infatti, di molecole lipofile scarsamente solubili nei liquidi acquosi intestinali e la loro assimilazione rende necessarie formulazioni che migliorino la cosiddetta bioaccessibilità. Gli studi più recenti indicano nelle formule solubilizzate (nanoemulsioni, dispersioni micellari, Seeds – Self-emulsifying drug delivery systems) le soluzioni più efficaci.

Le ricadute psicologiche della vita in quarantena sono oggetto di una review pubblicata a fine marzo su Lancet dal King’s College di Londra che analizza i sintomi e le manifestazioni cliniche, rappresentati da ansia, difficoltà di rilassamento, diminuzione del tono umore, maggiore irascibilità e aumentato stress. Tra le sostanze naturali in grado di agire su questo fronte si segnalano, in virtù delle evidenze scientifiche, teanina e zafferano.

A oggi, non ci sono studi di intervento che ne suggeriscono un impiego nei pazienti Covid ma sicuramente dei razionali giustificano il via a trial clinici. In generale, comunque, nei soggetti sani e soprattutto in quelli con ipovitamonosi D l’integrazione può e deve essere consigliata. Le formule più indicate sono quelle spray, nanoemulsionate, una delle strategie farmaceutiche utilizzate per aumentare la biodisponibilità. Vi sono poi formulazioni orali in capsule e bustine, sempre sotto forma di nanoemulsione.

La Sifnut ha inviato ai propri soci un documento di riepilogo su alcune informazioni chiave legate all’infezione Covid 19, dalle modalità di contagio, allo sviluppo clinico della malattia, alle terapie farmacologiche. Nei pazienti a più elevato rischio di contagio e/o con stato di immunocompetenza compromesso o alterati da terapia immunosoppressiva è consigliabile l’assunzione, da valutare prima col medico o il farmacista, di specifici integratori in grado di favorire lo stato di vigilanza immunitaria.

In questo momento di grande emergenza nazionale, è importante fare alcune precisazioni rispetto all’utilizzo di integratori, nutraceutici e protocolli nutrizionali finalizzati al miglioramento della risposta immunitaria. Quanto oggi si sa scientificamente, rispetto al fatto che alcuni integratori e alcune tipologie di dieta sembrino favorire la risposta immunitaria, ha senso ed è dimostrato per setting di condizioni standard, non in una fase di acuzie e soprattutto in presenza di un germe così poco conosciuto.

Un filone di ricerca molto promettente riguarda il rapporto tra chemio-radioterapia e microbiota. Tra i meccanismi con cui il microbiota intestinale può interferire con i trattamenti è quello che viene definito lo xenometabolismo, ovvero la capacità dei batteri intestinali di metabolizzare i farmaci, impattando così sul loro effetto. La stessa chemioterapia, dal canto suo, è in grado di interferire sulla composizione del microbiota, sia in termini di abbondanza che di variabilità delle specie. La radioterapia altera l’equilibrio intestinale che impatta sulla produzione di acidi grassi a catena corta.

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