Meno sale per tutti grazie alla Dieta mediterranea. Questo il messaggio lanciato dalla Società italiana di nutrizione umana (Sinu) in occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale, promossa dal 13 al 19 maggio dal Wassh (World action on salt, sugar and health). Scegliere pane meno salato, preferire gli alimenti freschi e insaporire le ricette con aromi e spezie sono i consigli suggeriti, ponendo in evidenza come, attraverso la riduzione del consumo di sale a meno di 5 grammi al giorno, si potrebbero prevenire oltre 2 milioni e mezzo di morti premature, in linea con i dettami Oms.

La prevalenza del diabete mellito di tipo 2 (T2D) è in aumento in tutto il mondo. Si stima che 537 milioni di adulti di età compresa tra 20 e 79 anni siano affetti da diabete mellito, la maggior parte dei quali presenta il T2D [1]. Il Diabetes and nutrition study group (Dnsg) e la European association for the study of diabetes (Easd) sottolineano fortemente il ruolo chiave delle attività di politica sanitaria regionali e nazionali per frenare l'epidemia di diabete di tipo 2 e incoraggiano l'istituzione di programmi di prevenzione multidisciplinari. Per quanto concerne l’aspetto nutrizionale, esse hanno recentemente pubblicato un documento [2] che include le raccomandazioni europee basate su evidenza di livello I (metanalisi e revisioni sistematiche condotte con metodo Grade) per la gestione dietetica del diabete da applicare alla pratica clinica.

Costanza Riccioni, Chief Scientific Officer di esserre (Foto), ci racconta di come l’azienda abbia deciso di puntare con convinzione sul concetto di nutraceutica mediterranea, promuovendo ricerca e prodotti basati su nutrienti da piante e parti di piante del bacino mediterraneo. L’obiettivo? Duplice: ottenere benefici per la salute, preservando l’ambiente.

Una review da poco pubblicata su Reproductive biomedicine on line ha cercato di fare luce sulle strategie nutrizionali più efficaci nel garantire maggiore successo a un intervento di fecondazione assistita. Va diffondendosi, infatti, un uso, spesso anche fuori controllo medico, di integratori e gli stessi ricercatori si interrogano su quali nutrienti siano i più indicati nel supportare le diversi fasi del percorso. Autore della review, Roger Hart, docente di Medicina della riproduzione presso l'Università dell'Australia occidentale.

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