Un centinaio di strutture per un totale di circa mille professionisti e 8 mila utenti assistiti. Questa la fotografia che emerge dalla prima mappatura dei centri Ssn per la cura dei Disturbi alimentari (Dca) realizzata dall’Istituto superiore di sanità e presentata pubblicamente nei giorni scorsi.

Da tempo i ricercatori stanno concentrando l’attenzione sulla correlazione tra fattori genetici e ambientali chiamati in causa nell’insorgenza del disturbo da alimentazione incontrollata o, come definito dagli anglosassoni, Binge eating disorder (Bed). L’ipotesi allo studio è che possano esserci dei polimorfismi genetici coinvolti nella fisiopatologia, ancora però tutti da chiarire, giacché emergono alcune evidenze ma gli studi dedicati sono ancora limitati. A mettere in fila quanto oggi disponibile in letteratura, un lavoro condotto dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Roma "La Sapienza", pubblicato di recente su Nutrients. Ne abbiamo parlato con Lucia Manfredi, prima firma della ricerca.

Lo scorso 15 marzo si è celebrata la giornata nazionale del “Fiocchetto Lilla” dedicata ai Disturbi del comportamento alimentare (Dca) cresciuti, secondo stime recenti, del 30% tra la popolazione soprattutto giovanile in questo periodo pandemico. Una situazione tanto più seria quanto si consideri che i disturbi alimentari necessitano sovente di un’assistenza quotidiana da parte di équipe multidisciplinari specializzate e, a volte, anche di ricovero ospedaliero.

Frutto dell'esperienza di un professionista del settore, quale Emanuel Mian, psicologo specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale, Minfoodness (Mind Edizioni; 190 pp.; 12 Euro) offre un supporto a chi si trova a tu per tu con un disturbo legato all’alimentazione.

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