Cosa c’è di vero nell’ipotesi che vi possano essere sostanze “obesogene” alla base dell’incremento di peso sempre più diffuso nella popolazione adulta, ma pure infantile e adolescenziale? Lo abbiamo chiesto a quattro tra i maggiori specialisti italiani nella ricerca e nella cura dell’obesità: Massimo Scacchi, direttore del Laboratorio di ricerche metaboliche di Auxologico Piancavallo; Simona Bertoli, Ordinario di Scienze dietetiche applicate all’Università degli studi di Milano; Amelia Brunani, direttore Uo Medicina riabilitativa di Auxologico Piancavallo; Alberto Battezzati, direttore Uo Nutrizione clinica - Auxologico Città Studi Icans.

L’obesità è un fattore di rischio per il tumore al seno: la vitamina D concentra nel grasso mammario aumentando gli estrogeni. A segnalarlo, uno studio presentato in anteprima nei giorni scorsi a Lecce a margine del XVI convegno di medicina dal titolo “Le alterazioni endocrine nel soggetto obeso: dall'infertilità all'osteoporosi”.

I pazienti con insufficienza cardiaca in sovrappeso o obesi hanno meno probabilità di finire in ospedale o morire rispetto ai normopeso? Sembrava così, al punto da esser definito un paradosso dell'obesità. Ora, però, uno studio, pubblicato sull'European heart journal, cambia completamente le carte in tavola, svelando il perché di quell’errata conclusione: il Bmi come parametro predittivo è fuorviante. Altri sono i marcatori da prendere in esame, che svelano l’esatto opposto del paradosso.

La puntura che fa dimagrire, ma che sta esaurendo le scorte per l’uso autorizzato in Italia, ovvero la cura dei pazienti diabetici. Parliamo della semaglutide, molecola diventata una star su Tik Tok, con fama acquisita anche in virtù dell’uso da parte di molte celebrità d’oltreoceano, a partire da Elon Musk.

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