La Società Italiana di Medicina Interna interviene nel dibattito di questi giorni sul tema digiuno/longevità, con una nota in cui tende a fare chiarezza sul ruolo che la restrizione calorica può giocare nella protezione delle funzioni cellulari. Ne abbiamo parlato con Giorgio Sesti, presidente Simi e Alessandro Laviano, associato di Medicina interna alla Sapienza, Università di Roma.

Restare giovani è una delle nostre più grandi chimere. La vita media si è allungata e la nostra cultura sposta continuamente in avanti la soglia alla quale ci consideriamo anziani. Esistono teorie scientifiche e false teorie, diete e manuali che ci dicono come dobbiamo mantenerci in forma, come dobbiamo trattare il nostro corpo: tutto questo rende molto difficile capire, e anche accettare, come e perché il nostro organismo muta nel tempo. In La via dell'equilibrio. Scienza dell’invecchiamento e della longevità, Antonella Viola racconta le ragioni biologiche ed evolutive di un’esperienza universale, che ciascuno di noi attraversa a modo suo, con il proprio corpo, secondo tempi diversi.

Il ministero della Salute, attraverso il Tasin (Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale) e la collaborazione con il Coordinamento nazionale sulla nutrizione e profilassi nutrizionale ha redatto un documento su “Sicurezza ed efficacia delle varie forme di digiuno nella dietoterapia finalizzata alla perdita della massa grassa”.

Un team dell'Università dell'Illinois a Chicago ha preso in esame i dati a oggi disponibili sulla pratica del digiuno intermittente allo scopo di avere un quadro preciso rispetto a utilità, effetti sul metabolismo e rischi. I risultati del lavoro sono stati pubblicati su Nature reviews endocrinology.

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