La supplementazione di vitamina D gioca un ruolo nella prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2 e delle sue complicanze, riducendo il numero di malati attesi e, solo indirettamente, la mortalità. Queste le conclusioni di una review e metanalisi pubblicata di recente su Nutrients. A parlarcene, uno dei ricercatori coinvolti nello studio: Filippo Del Puente, dirigente medico Sc Malattie infettive, Ospedali Galliera di Genova.

La combinazione probiotici/Vitamina D si candida a strategia efficace nel migliorare la funzione cognitiva in soggetti con schizofrenia. Questo quanto sostenuto dai risultati di uno studio clinico pubblicati su Neuropsychopharmacology reports, nel quale 70 adulti affetti da schizofrenia sono stati randomizzati a ricevere, una volta al giorno per 12 settimane, un placebo o integratore probiotico/Vitamina D (Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus rhamnosus, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus paracasei, Bifidobacterium longum, Bacillus coagulans - 2 × 10- Cfu) e 400 Ui di vitamina D).

Una recente review pubblicata su Nutrients ha voluto fare il punto sulle attuali conoscenze dei meccanismi fisiopatologici alla base della fatigue e sulle modalità in cui la vitamina D è implicata in questi processi. A parlarcene, Gianni Sagratini, direttore della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute presso l’Università di Camerino (Mc), tra gli Autori del lavoro.

L’integrazione post-menopausa a lungo termine con calcio e vitamina D si correla a una riduzione della mortalità per cancro e a un aumento di quella per malattie cardiovascolari, senza alcun effetto, invece, sulla mortalità per tutte le altre cause. Questi i risultati dell’analisi a 20 anni del Women’s Health Initiative CaD trial, che per 7 anni aveva monitorato l’effetto di calcio (1.000 mg/die) e vitamina D (400 UI/Die) sulla salute femminile in donne in menopausa.

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